Procopio Antemio era originario della Galazia e nato a Costantinopoli; era sposato con Marciana, figlia dell’imperatore d’oriente Marciano. Inoltre era figlio di un magister militum e nipote di un prefetto al pretorio. Dopo il matrimonio divenne comes sul Danubio e fu poi promosso da Marciano a magister utriusque militiae (comandante supremo delle truppe d’oriente), console insieme a Valentiniano III e patricius.

In virtù di questo curriculum l’imperatore Leone decise di porlo sul trono occidentale alla morte di Libio Severo, nel 467; nei due anni precedenti il trono era rimasto vacante, con Genserico che premeva per porci sopra il suo protetto Olibrio.

Antemio, giunto in Italia, venne acclamato imperatore nei pressi di Roma il 12 aprile del 467. Diede poi in sposa la figlia al magister militum Ricimero. L’intervento da parte dell’oriente, forse uno dei più consistenti dai tempi di Onorio, fu però tardivo. Nonostante l’enorme sforzo bellico per mettere insieme un’enorme flotta e riprendere l’Africa ai vandali, i comandanti Basilisco e Marcellino si rivelarono degli inetti. Il secondo fu ucciso da Ricimero, mentre il primo guidò i romani alla disfatta, credendo a Genserico che chiedeva tempo per preparare la pace e invece diede fuoco alla flotta romana, che venne distrutta a Capo Bon nel 468.

Il disastro segnò la fine di ogni tentativo da parte dell’occidente di riprendere l’Africa (almeno fino a Giustiniano), causando il tracollo finale dell’impero d’occidente, che mancava tanto delle tasse che dei raccolti africani. Antemio nel frattempo cercava di opporsi ai visigoti, che volevano impadronirsi anche della Gallia, ma venne sconfitto dal re visigoto Eurico sul Rodano, dove morì anche il figlio dell’imperatore Antemiolo.

La sconfitta favorì le usurpazioni, specialmente perchè l’imperatore aveva simpatie pagane ed era intriso di neoplatonismo; Ricimero lo mise in disparte, chiamandolo “grecuccio”, secondo quanto sostiene Ennodio. Ancora una volta Ricimero fece guerra all’imperatore, assediandolo a Roma. Entrato nell’Urbe, catturò l’imperatore che cercava la fuga, uccidendolo, l’11 luglio del 472.

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