«Riguardo alla loro organizzazione militare, i romani hanno questo grande impero come premio del loro valore, non come dono della fortuna. Non è infatti la guerra che li inizia alle armi e neppure solo nel momento dei bisogno che essi la conducono […], al contrario vivono quasi fossero nati con le armi in mano, poiché non interrompono mai l’addestramento, né stanno ad attendere di essere attaccati.» (GIUSEPPE FLAVIO, LA GUERRA GIUDAICA, III, 5.1.71-75)
L’Italia romana – la prima Unità della storia
«In tutta Italia Tiberio dispose qua e là distaccamenti militari più numerosi di prima. A Roma costituì una caserma in cui venissero alloggiate le coorti pretoriane, che fino a quel momento non avevano sede fissa ed erano sparse qua e là in diversi alloggiamenti.» (SVETONIO, TIBERIO, 37)
L’assedio di Numanzia – la fine dei Celtiberi
«I Numantini stretti dalla fame si trucidarono di propria mano l’uno dopo l’altro per non arrendersi e Scipione Africano espugnò la città e la distrusse, riportandone il trionfo quattordici anni dopo la distruzione di Cartagine.» (TITO LIVIO, AUC LVII; LIX)
Tu quoque, Brute, fili mi? – Anche tu Bruto, figlio mio?
Colpito da 23 pugnalate, Cesare cadde a terra morente, proprio di fronte la statua di Pompeo, pronunciando la celebre frase “Tu quoque, Brute, fili mi?”. O meglio, avrebbe detto, stando a Svetonio e anche a Cassio Dione lo stesso, ma in greco: “καὶ σὺ τέκνον?”.
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur
«Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur»
«Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXI, 7)
Le assemblee romane – i comizi e il senato
«Quando si esprime un voto secondo le stirpi degli uomini, si hanno i comizi “curiati”; quando [si vota] secondo il censo e l’età, [si hanno i comizi] “centuriati”; quando [si vota] secondo la regioni e i luoghi, [si hanno i comizi] “tributi”» (Aulo Gellio, Noctes Atticae XV, 27, 5)
La popolazione romana era divisa in classi censitarie. La prima classe doveva garantire un patrimonio pari a 100.000 assi, la seconda di 75.000, la terza di 50.000, la quarta di 25.000, la quinta di 12.500. Si continuava poi con i proletarii o capite censi. Nei comizi ogni classe venne divisa in centurie per un totale finale di 193, di cui la prima classe forniva 80 centurie di fanti e 18 erano di cavalieri: ciò significava che i più ricchi decidevano sempre le sorti dell’assemblea, dato anche il fatto che la votazione andava per ordine di classe.
La battaglia di Tigranocerta – la straordinaria vittoria di Lucullo
«Se sono qui come ambasciatori sono troppi. Se [sono qui] come nemici, tutto troppo pochi.» (Appiano, Guerre mitridatiche, 85; Plutarco, Vita di Lucullo, 27.4)
«Tigrane chiamò a sé Tassile e gli disse ridendo: “Non vedi che l’invincibile armata romana sta scappando?”; ma Tassile gli rispose: “Oh Re, mi piacerebbe che qualcosa di meraviglioso potesse accadere alla tua buona sorte, ma quando questi uomini sono in marcia, essi non indossano abbigliamenti splendenti, e neppure usano scudi o elmi lucenti, poiché ora essi mettono a nudo le coperture di pelle delle loro armi”. E mentre Tassile stava ancora parlando, giunse alla loro vista un’aquila romana, mentre Lucullo che si dirigeva verso il fiume, con le coorti che si disponevano in manipoli, pronte alla traversata. Poi, all’ultimo, come fosse stato inebetito dallo stupore, Tigrane gridò due o tre volte “Sono i Romani ad attaccarci?”.» (Plutarco, Vita di Lucullo, 27.5-6)
La conquista dell’Egitto e la fine di Cleopatra
“Augusto, nello stesso periodo, contemplato con i suoi occhi il sarcofago e il corpo di Alessandro Magno, tratto fuori dal sepolcro, lo venerò, ponendogli una corona d’oro e cospargendolo di fiori; e quando gli fu chiesto se volesse visitare anche il sepolcro dei Tolomei, rispose di aver voluto vedere un re, non già dei morti.” (SVETONIO, AUGUSTO, 18)
La leggenda degli Orazi e i Curiazi
“Ormai pareggiate le sorti, ne rimanevano in vita uno per parte, ma ben diversi per animo e per forze: l’uno spingevano baldanzoso al terzo duello il corpo non tocco dal ferro e la duplice vittoria; l’altro trascinando il corpo stanco per le ferite e per la corsa, già vinto dalla precedente strage dei fratelli, si offre ai colpi del nemico vincitore. Non fu vera lotta: il Romano imbaldanzito disse:
«Due ne ho offerti ai Mani dei fratelli; il terzo lo offrirò alla causa di questa guerra, affinché i Romani comandino sugli Albani».
Fattosi sopra l’avversario, che a stento reggeva le armi, gli piantò la spada nella gola, e ne spogliò il cadavere.” (Tito Livio, Ab Urbe Condita I, 25)
L’impero romano e le sue province
“Si fece carico lui stesso delle province più importanti e che non era né facile né senza rischio che fossero governate da magistrati con potere annuale; le altre lasciò ai proconsoli per sorteggio. Alcune, tuttavia, mutò talvolta di categoria, e spesso visitò sia le une sia le altre. Alcune città federate, che per la loro sfrenatezza precipitavano nella rovina, privò della libertà; altre indebitate, alleggerì del loro carico, o, disastrate dal terremoto, fondò di nuovo, o, se potevano vantare meriti verso il Popolo Romano, premiò con la cittadinanza romana.” (Svetonio, Augusto, 47)