L’imperatore barbaro

Flavio Teoderico fu re degli ostrogoti e poi re d’Italia. Fu il secondo re d’Italia dopo la caduta dell’impero d’occidente e sicuramente il più importante fino all’epoca di Vittorio Emanuele II. Nato nel 454 in Pannonia, si distinse fin da subito per la sua indole. Discendente dagli Amali, la famiglia regnante ostrogota, studiò a Costantinopoli, dove imparò il greco e il latino. In lui conviveva un’anima barbara con una greco-romana.

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Figlio del re ostrogoto Teodemiro e di Erelieva (che probabilmente non era ariana ma nicena), fu inviato come ostaggio a Costaninopoli, mutando profondamente la sua natura: Teoderico sarà sempre un fautore della convivenza tra romani e barbari.

Succeduto appena ventenne al padre, guidò gli ostrogoti, stanziati in Pannonia, in manovre militari sia per l’imperatore d’oriente che contro di esso, arrivando ad assediare perfino Costantinopoli. Nel 484 Flavio Teoderico diventerà console.

L’invasione dell’Italia

Tuttavia la figura ingombrante del re ostrogoto era mal digerita dall’imperatore Zenone, che nel 488 decise con ogni probabilità di inviarlo in Italia, per liberarsi anche di Odoacre. Tuttavia, diversamente da quanto si aspettava, Teoderico, che conquistò l’Italia nel 489 prese possesso dell’Italia e la comandò allo stesso modo di Odoacre.

Fu una vera e propria migrazione di popolo: nonostante gli ostrogoti abbiano continuato a mantenere l’Illirico, la Pannonia e il Norico, moltissimi si riversarono in Italia. Odoacre venne sconfitto ripetutamente e infine, grazie all’intercessione del vescovo di Ravenna Giovanni, Teoderico entrò in città con la promessa di condividere il trono con Odoacre. Ma in un banchetto, poco dopo, lo assassinò: Teoderico e gli ostrogoti erano i nuovi padroni d’Italia.

Tuttavia ciò non fu particolarmente traumatico: grazie al prefetto al pretorio Liberio gli ostrogoti ottennero praticamente le stesse terre che aveva preso Odoacre (erano state espropriate ai suoi uomini) e gli ostrogoti si erano stanziati quasi esclusivamente al nord del Po; inoltre moltissimi ostrogoti facevano i soldati: sostanzialmente gli ostrogoti formavano l’esercito e i romani il resto della società, compresa l’amministrazione.

Il re che si comportava da imperatore

Il regno di Teoderico è da considerarsi a tutti gli effetti come quello dell’ultimo imperatore romano d’occidente. L’amalo si atteggiò sempre come garante della libertà romana, e per l’amministrazione dello stato utilizzò quasi esclusivamente romani. Perfino nei posti di comando dell’esercito ci sono dei romani.

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Come racconta Cassiodoro, Teoderico ebbe inizialmente buoni rapporti col senato. Quest’ultimo allo stesso modo andava d’accordo col sovrano: alcuni senatori chiamarono Teoderico princeps e augustus in un’epigrafe. Una cronaca del tempo, l’anonimo valesiano, paragona Teoderico a Traiano e Valentiniano. Lo stesso Cassiodoro non si fa scrupoli a tratteggiarlo come un princeps.

Nel 500, per festeggiare il suo trentesimo anno di regno, Teoderico va a Roma. In tutto e per tutto la festa ricorda i tricennalia di Costantino: il re che marcia in trionfo, fa donazioni di frumento, presiede addirittura i giochi nel circo massimo, infine entra in senato e fa un discorso in cui dice di voler mantenere intatti i privilegi concessi dai suoi predecessori (equiparandosi quindi agli imperatori).

Inoltre nella prima lettera delle Variae, la raccolta epistolare composta da Cassiodoro degli atti pubblici ostrogoti, si scopre che il primo atto di Teoderico, dopo aver chiesto di essere riconosciuto come padrone d’Italia, è quello di procurarsi la porpora per le sue vesti. Teoderico governò nel tentativo della massima integrazione e collaborazione con i romani; tra l’altro intervenne nella manutenzione di moltissime opere pubbliche, mura e edifici pubblici, tra cui l’arena di Verona, tanto che nel medioevo si credeva che quest’ultima fosse stata costruita dal re ostrogoto.

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In sostanza gli ostrogoti formavano buona parte dell’esercito, mentre i romani governavano lo stato. Il prestigio di Teoderico era tale che il re sceglieva uno dei due consoli in carica (e l’imperatore l’altro). Come sosteneva Cassiodoro, nei fatti il re ostrogoto era il collega occidentale dell’imperatore bizantino, sebbene non potesse fregiarsi del titolo di imperatore.

La fine

In seguito a delle dispute teologiche, nel 524, parte del senato cospirò per sostenere un papa diverso da quello voluto da Teoderico. Il re, molto anziano, reagì duramente, e credendo in una congiura più ampia contro i goti. Ne pagò le conseguenze tra gli altri Boezio, che venne condannato a morte. Il regno di Teoderico si inasprì e il re si fece più sospettoso.

Nel 526, ormai vecchio, morì l’ultimo re barbaro in grado di sintetizzare le istanze romane e barbare in Italia. A succedergli fu il nipote Atalarico, figlio della figlia Amalasunta, che la madre allevò nel culto della cultura romana, non senza le ire dell’aristocrazia ostrogota.

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