Il testamento e il funerale di Giulio Cesare

Il testamento e il funerale di Giulio Cesare

«La toga pretesta di Giulio Cesare, sporca di sangue, che fu mostrata durante il suo corteo funebre, fece infuriare il popolo romano: si sapeva che era stato ucciso, perché il suo cadavere era stato collocato sul catafalco, ma quella veste fradicia di sangue fece vedere con tale evidenza l’immagine del delitto che sembrava che Cesare non fosse stato ucciso, ma lo si stesse uccidendo proprio in quel preciso momento.»

(QUINT. INST. VI, 1, 31)

La prima guerra punica

La prima guerra punica

La guerra tra Roma e Cartagine durò dal 264 al 241 a.C. Nata dalla richiesta di aiuto dei Mamertini, si trascinò per lunghi anni, passando attraverso la disastrosa morte di Attilio Regolo in Africa ed episodi come quello del console Publio Claudio Pulcro che, nel 248 a.C., non ottenendo il risultato sperato dai polli augurali, i quali avevano deciso di non beccare il mangime (considerato di buon augurio), li fece gettare in mare esclamando: “se non vogliono mangiare, che bevano”. (Polibio, Storie, I, 49).

Vespasiano: un imperatore muore in piedi

Vespasiano: un imperatore muore in piedi

“Al primo attacco della malattia: «Ahimè», disse, «credo che sto diventando un dio». […] continuava a compiere, come al solito, i suoi doveri d’imperatore, tanto da ricevere le legazioni perfino mentre stava a letto. Ma, quando un improvviso attacco di diarrea lo ridusse allo stremo, disse che «un imperatore doveva morire in piedi»; e, mentre si sforzava di alzarsi, spirò tra le braccia di quelli che lo sostenevano” (Svetonio, vita di Vespasiano 23-24)

Costantino, il primo imperatore cristiano

Costantino, il primo imperatore cristiano

Secondo Lattanzio Costantino ebbe una visione in cui Cristo lo esortava ad apporre un segno sugli scudi dei propri soldati, forse uno staurogramma, ossia una croce latina con la parte superiore cerchiata come una P, forse il simbolo di Cristo, il chi-rho, una XP incrociata.

Eusebio riporta due versioni. La prima, contenuta nella Storia ecclesiastica, afferma esplicitamente che il dio cristiano abbia aiutato Costantino, ma non menziona nessuna visione. Nella Vita di Costantino Eusebio racconta che Costantino stava marciando col suo esercito quando, alzando lo sguardo verso il sole, vide una croce di luce e sotto di essa la frase greca “ἐν τούτῳ νίκα”, reso in latino come in hoc signo vinces, ossia “con questo segno vincerai”. Inizialmente insicuro del significato, Costantino ebbe nella notte un sogno nel quale Cristo gli spiegava di usare il segno della croce contro i suoi nemici.

L’assassinio di Commodo – la fine degli Antonini

L’assassinio di Commodo – la fine degli Antonini

«Morì, o piuttosto fu ucciso, non molto tempo dopo. Leto ed Ecletto, infatti, in parte sdegnati contro di lui per ciò che faceva, in parte intimoriti (egli li minacciava perché cercavano di distoglierlo dalle sue stravaganze), ordirono una congiura ai suoi danni. Commodo aveva deciso di mandare a morte entrambi i consoli, Erucio Claro e Sossio Falcone e, nel primo giorno dell’anno, di uscire dal quartiere in cui vivono i gladiatori con la carica di console e insieme di secutor: difatti aveva il suo primo domicilio presso i gladiatori, proprio come se fosse uno di loro…» (Cassio Dione, Storia Romana, 73,22)

Spionaggio nell’Antica Roma – Dai frumentarii agli agentes in rebus

Spionaggio nell’Antica Roma – Dai frumentarii agli agentes in rebus

«I primi imperatori, per avere le più rapide informazioni circa i movimenti del nemico in ogni territorio, le sedizioni o incidenti imprevisti nelle singole città, e le azioni dei governatori e degli altri funzionari in tutte le parti dell’Impero, e anche per che coloro che trasportavano il tributo annuale potessero farlo senza pericolo o ritardo, avevano istituito un servizio rapido di corrieri pubblici.» (Procopio, Storia Segreta, xxx)

Il legionario della Colonna Traiana

Il legionario della Colonna Traiana

«Riguardo alla loro organizzazione militare, i romani hanno questo grande impero come premio del loro valore, non come dono della fortuna. Non è infatti la guerra che li inizia alle armi e neppure solo nel momento dei bisogno che essi la conducono […], al contrario vivono quasi fossero nati con le armi in mano, poiché non interrompono mai l’addestramento, né stanno ad attendere di essere attaccati.» (GIUSEPPE FLAVIO, LA GUERRA GIUDAICA, III, 5.1.71-75)