Quando divenne imperatore Claudio era sposato con la giovanissima Messalina (all’epoca sedicenne; l’imperatore aveva trentacinque anni più di lei), che gli diede due figli: Claudia Ottavia e Tiberio Claudio Germanico, che dopo le conquiste paterne divenne noto come Britannico. Tuttavia Messalina aveva un’indole eccessivamente libertina, che mal si conciliava col carattere censorio di Claudio. Nel 48 Messalina sposò il suo amante Gaio Silio mentre Claudio si trovava ad Ostia; l’imperatore la fece condannare a morte:

“Ancora adolescente, ebbe due fidanzate: Emilia Lepida, pronipote di Augusto, e Livia Medullina, detta anche Camilla, dell’antica famiglia del dittatore Camillo. Ripudiò ancora vergine la prima, perché i suoi genitori avevano offeso Augusto, perse la seconda a causa di una malattia, proprio nel giorno fissato per le nozze. In seguito sposò Plauzia Urgulanilla, il cui padre aveva ottenuto l’onore del trionfo e poi Elia Petina, figlia di un ex console. Divorziò da entrambe: da Petina per lievi offese, da Urgulanilla per la sua infamante dissolutezza e anche perché sospettata di omicidio. Dopo queste, sposò Valeria Messalina, figlia di Barbato Messala, suo cugino. Ma dopo che venne a sapere che questa, a parte altre ignominiose scelleratezze, aveva anche sposato Caio Silio, consegnando la dote davanti ai testimoni, la condannò a morte e proclamò in assemblea, davanti ai pretoriani, che, «poiché i matrimoni gli andavano male, avrebbe osservato il celibato e, se non l’avesse fatto, li autorizzava a ucciderlo con le loro stesse mani».”

Svetonio, Claudio, 26

Agrippina

Tuttavia, nonostante la promessa fatta ai pretoriani, Claudio convolò a nozze un’ultima volta, la quarta, con la nipote Agrippina minore, figlia del fratello Germanico.

«Ma poi, conquistato da Agrippina, figlia di suo fratello Germanico, che lo sedusse usando pretestuosamente baci ed effusioni a lei consentite dal legame di parentela, subornò alcuni, affinché proponessero nella successiva seduta del Senato di costringerlo a sposarla, come se ciò fosse importantissimo per la Ragion di Stato e di dare a tutti la licenza di contrarre matrimoni di tal genere, fino a quel momento ritenuti incestuosi. E il giorno dopo celebrò le nozze ma non si trovò nessuno che seguì il suo esempio, tranne un liberto e un centurione primipilo ed egli stesso partecipò con Agrippina alla celebrazione di quelle nozze.»

Svetonio, Claudio, 26

Svetonio però più avanti non fa che sottolineare la sbadatezza di Claudio:

“Tra l’altro, meravigliava tutti per la sua smemoratezza e la sua distrazione, o per dirla alla greca, la μετεωρίαν e l’ἀβλεψίαν. Fatta uccidere Messalina, poco dopo nel triclinio chiese «come mai l’imperatrice non fosse ancora arrivata». Fece chiamare al Palazzo, per una consulenza o per una partita a dadi, molti di coloro che aveva condannato a morte il giorno prima e mandò alcuni messi a rimproverarli, in quanto ritardatari, di essere dei dormiglioni. Mentre si accingeva a sposare, contro ogni regola, Agrippina, non smise di chiamarla in ogni suo discorso «figlia sua, sua pupilla, nata e cresciuta sul suo grembo».”

Svetonio, Claudio, 39

In ogni caso Agrippina era ormai moglie dell’imperatore e aveva portato con sé nella domus imperiale il figlio avuto dal precedente matrimonio, Lucio Domizio Enobarbo, che infine Claudio adottò: prese il nome di Nerone e sposò Ottavia.

«Sotto il consolato di Claudio e di Servio Cornelio Orfito, fu anticipata la toga virile a Nerone, affinché apparisse atto a governare lo Stato. E l’imperatore cedette volentieri alle adulazioni del Senato, affinché Nerone ottenesse il consolato a vent’anni e intanto fosse designato a rivestire l’impero proconsolare fuori di Roma e fosse chiamato principe della gioventù. In suo nome fu distribuito un donativo ai militari e alimenti alla plebe. Ai giochi nel circo, che furono celebrati per attirare le simpatie del popolo, sul cocchio Britannico fu trasportato con indosso la toga pretesta, Nerone la veste trionfale: che dunque il popolo vedesse questo nella maestà imperiale, quello nelle vesti di giovinetto e presumesse già la sorte dell’uno e dell’altro. Al tempo stesso quelli dei centurioni e dei tribuni che commiseravano la sorte di Britannico furono trasferiti con varie scuse o con il pretesto d’una promozione; anche i liberti, se ve n’era ancora di fedeltà incorrotta, furono espulsi nell’occasione seguente: nell’incontrarsi, Nerone salutò Britannico per nome, questi invece lo chiamò Domizio. Agrippina sdegnata riferì la cosa al marito, ravvisandovi un indizio di discordia: or dunque, non si teneva conto dell’adozione e tra le pareti domestiche veniva ignorato ciò che i senatori avevano decretato, il popolo aveva voluto; e se non si fosse posto un freno all’iniqua ostilità dei precettori, ne sarebbe conseguita una pubblica jattura. Indignato per queste proteste, quasi si fosse trattato d’un delitto, Claudio inflisse l’esilio e la pena capitale ai migliori educatori del figlio e lo affidò alla vigilanza di altri, scelti dalla matrigna.»

Tacito, Annali, XII, 41

Dopo quattordici anni di principato, all’età di sessantaquattro anni, nell’ottobre del 54 d.C., Claudio morì. L’ipotesi più probabile è che dietro ci fosse la mano di Agrippina, volenterosa di vedere il proprio figlio Nerone come princeps:

«È opinione unanime che egli sia stato ucciso col veleno ma dove e per mano di chi, questo non si sa per certo: alcuni raccontano che fu avvelenato in Campidoglio dall’eunuco assaggiatore Aloto, mentre era a banchetto con i sacerdoti; altri invece sostengono che ciò avvenne durante un pranzo in famiglia, per mano della stessa Agrippina, che gli aveva imbandito un fungo avvelenato, poiché egli era assai ghiotto di quel cibo. Anche riguardo a quel che successe subito dopo, c’è discordanza: molti dicono che, appena ebbe assimilato il veleno, si ammutolì e, straziato dai dolori per tutta la notte, morì all’alba; altri sostengono che, dopo uno stato di torpore iniziale, abbia poi vomitato tutto il cibo che gli era tornato su, e quindi gli fu propinato dell’altro veleno, versato forse in una minestra di farro, con la scusa di farlo riprendere con del cibo, poiché era esausto, oppure in un clistere somministratogli col pretesto di aiutarlo in tal modo a smaltire l’indigestione.»

«Dopo tredici anni, otto mesi e venti giorni di regno, Claudio Cesare morì. Ci fu chi diceva che era stato avvelenato dalla moglie Agrippina; il padre di lei era Germanico, fratello dell’imperatore, il precedente marito era Domizio Ahenobarbo, uno dei personaggi più illustri della città di Roma. Alla morte di Domizio rimase vedova per lungo tempo, fino a quando Claudio la sposò lei portò con sé il ragazzo Domizio, che portava il nome del padre, Claudio aveva ucciso per gelosia la precedente moglie, Messalina, dalla quale aveva avuto due figli, Britannico e Ottavia; egli aveva già avuto una figlia, la primogenita, Antonia, natagli dalla prima moglie, Petina. Poi egli promise Ottavia a Nerone; perciò l’imperatore lo chiamò più tardi Domizio, quando lo adottò come figlio. Agrippina, temendo che Britannico, fattosi uomo, potesse ereditare l’ufficio di suo padre, e desiderando prevenire questo carpendo l’impero per il proprio figlio, a quanto si dice, escogitò la morte di Claudio. Immediatamente lei mandò Burro, prefetto della guardia pretoriana, e con lui i tribuni militari e i liberti più influenti a condurre Nerone al campo per acclamarlo imperatore. Succeduto al trono in questo modo, Nerone cospirò la morte di Britannico col veleno, mantenendo pubblicamente il segreto; non molto tempo dopo uccise apertamente la propria madre; questa fu la ricompensa che le diede non solo perché lei gli aveva dato la vita, ma anche perché fu grazie agli accorgimenti di lei che aveva ottenuto il trono dell’impero romano; mise a morte anche Ottavia, alla quale era sposato e così pure molti uomini illustri, con l’accusa di cospirazione contro di lui.»

Svetonio, Claudio, 44; Flavio Giuseppe, Antichità Giudaiche, XX, VIII, 1-2, 148-153

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Claudio e Agrippina
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