Al lancio di xbox one, l’ultima console di Microsoft, nel novembre 2013, la casa di Redmond puntò su diversi titoli e tra questi c’era Ryse: son of Rome.

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Il videogioco, sviluppato da Crytek, era stato originariamente pensato come titolo per kinect su xbox 360, il sensore di movimenti nato sulla scia del successo di Nintendo Wii.

Microsoft aveva poi fatto pressioni per “aggiustare” il gioco e renderlo adatto anche ad un pubblico di videogiocatori tradizionali.

Tuttavia la natura semplificata del gioco e il lancio non proprio felice di xbox one portò il gioco a riscuotere un successo alquanto altalenante.

Ma resta il fatto che uno dei titoli di punta con cui venne lanciata xbox one è un gioco ambientato nell’antica Roma. La Roma di Nerone.

Tra storia, mito, adattamenti e forzature

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Il gioco è ambientato in un’ipotetica Roma di Nerone, imperatore debole e inetto (oltre che anziano e obeso, cosa alquanto improbabile dato che Nerone morì a 31 anni), attaccata dai britanni di Budicca. Il protagonista, Marius Titus, è l’unico in grado di difendere Roma e al contempo rovesciare il regno del corrotto Nerone.

Si scoprirà infatti, attraverso una sequenza di flashback, che i figli di Nerone – Commodo e Basilio (da notare le somiglianze col Commodo del Gladiatore) – sono stati responsabili del tradimento ai danni dei britanni con cui era stata stipulata la pace, uccidendo re Oswald e per questo spingendo la figlia Budicca alla ribellione e alla conseguente – e totalmente inverosimile – invasione di migliaia e migliaia di britanni attraverso l’impero fino a Roma (perfino Alarico impiegò anni, quattro secoli dopo, con un impero molto più debole, ad arrivare a Roma).

Mario Tito si era distinto in Britannia sotto Vitellio – fatto passare come un uomo retto e quasi portatore del mos maiorum, quando il suo motto era “un nemico morto ha un buon odore” ed era solito mangiare fino a vomitare). I romani avevano sconfitto i barbari sotto il suo comando, quando l’arrivo dei figli di Nerone e la loro “bravata” aveva compromesso del tutto la situazione e portato i barbari fino a Roma.

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Il gioco tuttavia porta avanti spunti interessanti come l’idea di Roma come “portatrice di civiltà” e l’idea che la missione di Mario sia di natura “divina“, ma pagana, senza connotazioni cristiane: Mario è il Damocle delle leggende di cui si narra, e infatti come Damocle sarà tradito e si vendicherà (l’ascendenza del Gladiatore è fortissima: infatti Mario combatterà nel Colosseo contro il cattivo Commodo, uccidendolo – arena che all’epoca, per inciso, non esisteva ancora).

La missione “divina” di Mario si conclude con il salvataggio di Roma e l’uccisione di Budicca. Nel tentativo di uccidere Nerone, per completare la sua vendetta, viene ferito a morte dai pretoriani, ma in uno slancio finale riesce a eliminare l’imperatore: Mario è morto come martire e sarà l’eroe su cui si fonderà la “retta” Roma.

Inesattezze, spunti interessanti, un’occasione mancata

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Alcune scelte sono alquanto discutibili, soprattutto perché inutili: a che serve modificare pesantemente una lorica segmentata, che è già un’armatura abbastanza bella in alcune sue varianti (specialmente quelle più tarde)? Perché dare a Mario uno scudo che sembra fatto d’acciaio? Quanto peserebbe uno scudo simile? 20 kg?

Con tutta l’armatura addosso Mario porta con sé qualcosa come almeno 30-40 kg e ha l’agilità di un’atleta olimpico. Queste non sono scelte di gameplay, sono scelte superficiali dettate dalla totale mancanza di conoscenza della storia di chi crea un videogioco come questo.

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Per quale motivo c’è il Colosseo a Roma se questo venne edificato dopo Nerone? L’impatto scenografico è fantastico, serviva davvero aggiungere un elemento così vistosamente fuori luogo?

Perchè Nerone è un ciccione anziano, incapace anche di reggere una spada, dedito a frivolezze di ogni sorta e ha due figli – Commodo e Basilio – che in realtà non ha mai avuto? Siamo realmente sicuri che tutto questo sia necessario ai fini della narrazione o sono solo stereotipi su stereotipi mischiati con richiami maliziosi e mal riusciti al Gladiatore?

Tutto questo è un peccato, perché il gioco scorre fluido, sebbene troppo semplice, ha un impatto visivo mastodontico e tutto sommato diverte e riesce a intrattenere piacevolmente.

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Il figlio di Roma
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