Nel mondo romano la principale festa che riguarda il mondo dell’oltretomba era quella dei Feralia, che cadevano il 21 febbraio, durante i Parentalia, un periodo che andava dal 13 al 21 in cui si celebravano i defunti. La data è conosciuta grazie ai Fasti di Ovidio.

La parola Feralia viene dal verbo fero, che significa portare: si portavano infatti doni, come fiori, grane, sale, pane imbevuto di vino e viole (che fioriscono infatti a marzo) ai morti.

Era un periodo dell’anno in cui non si potevano celebrare matrimoni, i templi restavano chiusi e i magistrati non potevano indossare la toga praetexta. In occasione della festa dei Feralia veniva aperta la fossa che collegava il mondo dei vivi a quello dei morti, il mundus.

Quest’ultimo, dedicato alla dea Cerere, era una fossa scavata all’atto di fondare una città: veniva creata una buca circolare, che simboleggiava anche un utero rovesciato, riempita di doni di ogni genere e veniva dedicata agli dèi Mani. Non si sa esattamente se questi rappresentino i defunti o divinità infernali: Sant’Agostino racconta che secondo Apuleio i Mani sarebbero le anime dei defunti di cui si ignorano i meriti:

« [Apuleio] afferma inoltre che anche l’anima umana è un demone e che gli uomini divengono Lari se hanno fatto del bene, fantasmi o spettri se hanno fatto del male e che sono considerati Dei Mani se è incerta la loro qualificazione. »

(Sant’Agostino, La città di Dio IX,11)

La loro madre era la dea etrusca Mania (da cui il nome), sposa del dio dell’oltretomba etrusco Manthus, il cui nome rimanda al mundus. Esso era collocato nel punto di intersezione tra il cardo e il decumano, le due principali strade tracciate quando si fondava una nuova città (rispettivamente in direzione nord-sud e ovest-est).

La fossa veniva aperta in tre occasioni (mundus patet): il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre, secondo quando prescritto dal pontefice massimo: in quelle date il mondo dei vivi comunicava con quello dei morti e si permetteva che le anime dei defunti vagassero tra quelle dei vivi. La parola mundus, usata per la fossa, è all’origine dell’italiana mondare, ossia purificare; lo scavo era anch’esso una pratica legata alla purificazione.

La data del 24 agosto era legata agli Opiconsiva, festa agricola che si svolgeva il giorno seguente, legata alla fine del raccolto, a cui era legata la divinità Cerere. Il 5 ottobre era legato allo Ieiunium Cereris, “il digiuno di Cerere”, mentre l’8 novembre era forse associato al triticum, una varietà di farro che si seminava a novembre. In ogni caso il mundus patet sembrerebbe connesso alle Tesmoforie greche, in cui la dea Demetra cercava sua figlia Persefone rapita da Ade negli inferi.

Lo scavo della fossa per fondare una città ha origini nel mondo etrusco: lo stesso Romolo ne avrebbe scavata una con Roma, secondo Plutarco nel comitium, secondo Catone sul Palatino. Dionigi di Alicarnasso aggiunge che all’atto di fondazione nel mundus si versavano doni di ogni genere, mentre Varrone confermava l’origine etrusca del rito. Il rito era compiuto da un augure ed era sacro, celebrato all’alba, simbolo di un nuovo inizio.

Storie Romane è totalmente gratuito. Nel caso volessi contribuire al progetto puoi donare qui:https://www.paypal.me/GConcilio



Segui STORIE ROMANE su:

SITO WEB: www.storieromane.it

FACEBOOK: https://www.facebook.com/storieromane/

GRUPPO FB: https://www.facebook.com/groups/storieromane/

INSTAGRAM:  https://www.instagram.com/storieromane/

YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCkjlPXgBsFB-fmU86L296JA

TWITTER: https://twitter.com/storieromane/

Il mundus: il collegamento tra il mondo dei morti e quello dei vivi
Tag:                                                                                 

Lascia un commento