Dopo l’abbandono della Mesopotamia, troppo instabile da mantenere nonostante i progetti di Traiano, Adriano decise, complice un viaggio di ispezione in Britannia, di ordinare la costruzione di un muro che dividesse i territori romani da quelli barbarici. La costruzione ebbe inizio tra il 122 e il 128 d.C., ad opera del governatore della Britannia Aulo Platorio Nepote e venne completata in un decennio dalle legioni di stanza sull’isola. Il percorso del vallo comprendeva nella sua linea anche il famoso forte di Vindolanda.

Costruito in opera cementizia e rivestito di pietre squadrate, era largo mediamente 8 piedi romani (circa 2 metri e mezzo), mentre il bastione si ergeva per circa 5-6 metri e possedeva una merlatura e un camminamento di ronda. C’erano circa 320 torri di segnalazione e ogni miglio, appoggiati quasi sempre al bastione, fortini quadrangolari di circa 20 m x 20 m per le sentinelle che sorvegliavano tutto il perimetro del forte. A distanza di 4-5 miglia l’un l’altro c’erano dei veri e propri forti (castra stativa o stationes) di 1 o 2 ettari, addossati al muro o anche arretrati, dove stazionavano delle coorti e alae ausiliarie che pattugliavano il confine. A ulteriore protezione del muro, sul versante settentrionale, c’era un fossato con la tipa forma romana a V, largo mediamente 9 m e profondo 4 m.

Dal lato interno, c’era un ulteriore fossato protetto da un terrapieno sia frontalmente che posteriormente, distante circa 7 metri dal fossato (a sua volta a circa 60 metri dal muro) e alto mediamente circa 2 metri). Infine un terzo terrapieno, più stretto, ma più ripido, difendeva il lato più meridionale del fossato. Lungo tutto il muro correva una strada lastricata che permetteva lo spostamento rapido di truppe tanto lungo il limes quanto l’arrivo di rinforzi (legioni e ausiliari) dall’interno.

Il vallo, lungo 117 km (80 miglia romane) da Wallsend sul fiume Tyne alla costa del Solway Firth, è completamente in territorio inglese. Le vexillationes, coorti e ale di stanza sul vallo restarono in servizio fino alla riforma comitantese (quando sappiamo che di stanza c’era la legio pseudocomitatense Defensores Seniores, secondo la Notitia Dignitatum), all’inizio del V secolo d.C., nonostante un periodo di forte crisi ai tempi di Marco Aurelio e Settimio Severo, che infatti intraprese una spedizione a nord che non si concluse con la riunificazione dell’isola a causa della sua morte. Antonino Pio, attorno al 155, spinse la frontiera ancora più a nord e fece erigere un secondo vallo, più piccolo e perlopiù in legno e terra, che però fu abbandonato a più riprese e restaurato solo per poi venire nuovamente lasciato all’epoca di Settimio Severo.

Infine, quando i romani lasciarono l’isola in seguito all’insurrezione di Costantino III contro Onorio, che portò le truppe dell’isola in Gallia, non solo la Britannia ma anche il vallo rimasero abbandonati a se stessi. Il muro cadde in disuso e molte pietre furono riutilizzate per edificare nuovi edifici. Tuttavia il clima particolarmente umido e il terreno fangoso, complice le forti piogge che imperversano da sempre in Britannia, hanno permesso di conservare moltissimi reperti, che ancora oggi vengono ritrovati abbondanti come nel forte di Vindolanda, dove è stata trovata la prima testimonianza scritta di una donna, la moglie del comandante del forte, che ha firmato una lettera inviata alla sorella per invitarla alla sua festa di compleanno.

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Il vallo di Adriano
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