La Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli venne ricostruita per tre volte, prendendo la sua forma attuale nel 537, quando venne ricostruita da Giustiniano dopo la rivolta di Nika. Pare che la prima volta che vi mise piede abbia sussurrato “Salomone, ti ho superato”.

La più grande basilica ortodossa

La prima chiesa, Μεγάλη Ἐκκλησία (“Grande Chiesa”), venne eretta inizialmente nel IV secolo d.C.; il suo nome era dovuto alle enormi dimensioni rispetto alle altre chiese della città. Dedicata al Logos, Gesù Cristo Salvatore, nel giorno della sua Natività, venne inaugurata il 15 febbraio 360, sotto Costanzo II, dal vescovo ariano Eudossio di Antiochia. La chiesa, dalla classica forma di basilica latina con colonnato, aveva il tetto in legno e sorgeva nei pressi del palazzo imperiale in costruzione e vicino si trovava anche la chiesa di Santa Irene, che fino ad allora era servita come principale cattedrale cittadina. Alcune fonti propendono per la sua edificazione al tempo di Costanzo II, mentre altri citano Costantino, mentre Giovanni Zonara diceva che l’edificio era stato riparato ai tempi di Costanzo dopo che era crollato quello consacrato da Eusebio di Nicomedia, che era stato vescovo di Costantinopoli tra il 339 e 341.

Questa basilica venne distrutta all’inizio del V secolo durante gli scontri tra il patriarca Giovanni Crisostomo e l’imperatrice Elia Eudossia, moglie di Arcadio, nella cui occasione il vescovo fu mandato in esilio nel 404. La nuova chiesa, sorta della ceneri, venne inaugurata nell’ottobre 415 da Teodosio II e aveva ancora un tetto in legno. Bruciò anch’essa quasi del tutto (sono stati rinvenuti solo alcuni blocchi di marmo raffiguranti 12 agnelli e 12 apostoli) durante la rivolta di Nika del 532.

Giustiniano diede ordine di ricostruirla, ancora più grande, stavolta senza tetto di legno. Venne scelta una forma innovativa, quadrata, con una cupola immensa per l’epoca. Come architetti vennero scelti Isidoro di Mileto e Antemio di Tralle, ma quest’ultimo morì poco dopo l’inizio dei lavori. Vennero usati materiali da ogni angolo dell’impero: colonne ellenistiche dal tempio di Artemide a Efeso, pietre di porfido egiziano, marmo verde della Tessaglia, pietra nera del Bosforo e gialla della Siria. Probabilmente per i calcoli vennero usate le teorie di Erone di Alessandria, per fare in modo che la cupola si mantenesse in posizione.

Giustiniano, quando entrò nella basilica la prima volta, meravigliato, avrebbe esclamato “Νενίκηκά σε Σολομών” (“Salomone, ti ho superato!”). L’interno venne ricoperto di mosaici, terminati da Giustino II (565-78). La basilica, divenuta sede del patriarca di Costantinopoli, che cercava di guadagnare il primato ecumenico, fu da subito colpita da due forti terremoti nel 553 e 557, che causarono seri danni alla cupola, la quale crollò in seguito al terzo terremoto, il 7 maggio 558, portandosi con sè l’ambone, l’altare e il ciborio.

La cupola probabilmente era crollata per il troppo peso, che aveva deformato i piloni di sostegno. Giustiniano affidò a Isiodro il Giovane, nipote di Isidoro di Mileto, i lavori di restauro: la nuova cupola, più alta di 6,25 m, era più curva e distribuiva meglio il peso, oltre a essere più leggera grazie a materiali meno pesanti. La basilica in questo modo raggiunse l’altezza interna di 55,6 metri. Per celebrare la fine dei lavori, il poeta bizantino Paolo Silenziario compose un poema epico chiamato Ekphrasis in cui narrava della riconsacrazione della basilica, presieduta dal patriarca Eutichio il 23 dicembre 562.

Nel 726 l’imperatore Leone III l’Isaurico, che appoggiava l’iconoclastia, emise una serie di editti che proibiva la venerazione delle immagini: tutte quelle religiose e le statue all’interno della Basilica furono distrutte o rimosse. La struttura subì poi un nuovo incendio nell’859 e un terremoto nell’869 e 989. In seguito a quest’ultimo l’imperatore Basilio II dispose un nuovo restauro della cupola e la chiesa venne riaperta nel 994.

Quando i veneziani presero la città nel 1204 la basilica fu saccheggiata e trasformata in cattedrale latina; lì venne anche incoronato imperatore Baldovino I di Costantinopoli e venne seppelito Enrico Dandolo, doge venezian che aveva fatto virare i crociati dalla terrasanta a Costantinopoli. Dopo la ripresa da parte dei bizantini della città nel 1261 e un nuovo terremoto, vennero fatti nuovi lavori di restauro che terminarono nel 1354. Tuttavia meno di un secolo dopo Costantinopoli, il 29 maggio 1453, cadeva in mano ai turchi ottomani e la basilica veniva trasformata in moschea e le venivano affiancati quattro minareti, mentre i mosaici venivano ricoperti da malta.

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La Basilica di Santa Sofia
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