Traiano è ricordato principalmente come conquistatore: nel corso di due guerre, nel 101-102 e 105-106 sottomise i daci di Decebalo, vendicando le sconfitte subite ai tempi di Domiziano. Le gesta di Traiano sono raccontate sulla famosa Colonna, sulla cui cima era presente una statua dell’imperatore. Dopo duri combattimenti i romani sottomisero totalmente la Dacia, trasformandola in provincia. Era ricchissima d’oro, che affluirà nelle casse romane e garantirà cinquant’anni di prosperità economica.

«Dopo aver trascorso del tempo a Roma, [Traiano] mosse contro i Daci, avendo riflettuto sui loro recenti comportamenti, poiché era contrariato a causa del tributo a loro versato annualmente ed aveva notato che era aumentata non solo la loro forza militare, ma anche la loro insolenza.»

«Decebalo, venuto a sapere dell’arrivo di Traiano, ebbe paura, poiché egli sapeva che in precedenza aveva sconfitto non i Romani ma Domiziano, mentre ora si sarebbe trovato a combattere sia contro i Romani, sia contro Traiano.»

Cassio Dione, LVIII, 6,1; 6,2

Traiano contro Decebalo

Dopo gli scontri avvenuti sotto Domiziano, risolti in un nulla di fatto, i romani tornarono ad aver problemi col re Decebalo all’inizio del principato di Traiano. Quest’ultimo decise di non pagare più il tributo versato loro dopo la fine della guerra precedente e decise di muovere guerra subito, prima che divenissero troppo baldanzosi.

L’esercito di Traiano

Durante le guerre daciche l’esercito di Traiano sviluppò nuove soluzioni sia per la fanteria, con l’introduzione di maniche segmentate e rinforzi sugli elmi, sia nella cavalleria, con l’uso di cavalleria leggera dei mauri, comandata da Lusio Quieto e gli equites singulares. Non solo, vennero introdotti nuovi reparti ausiliari e frombolieri. Infine, dal punto di vista dell’artiglieria non mancarono novità: si fece largo uso di piccoli scorpioni metallici, alcuni talmente piccoli da poter essere usati a mano come delle balestre. Altri, più grandi, vennero montati su carri e usati come artiglieria mobile: le carroballistae, ben visibili sulla colonna Traiana.

I legionari adottarono nuove protezioni, dimostrando di adattarsi ancora una volta al nemico: alla lorica segmentata si affiancava anche una manica segmentata per proteggere le braccia dalle terribili falci daciche. Inoltre gli elmi presentavano una protezione a croce sulla calotta, per evitare che le falci stesse potessero spaccarli con un colpo ben assestato. Infine gli elmi, di tipo perlopiù italico imperiale, divennero sempre più lunghi nella zona del collo, ancora una volta per proteggersi dalle lunghe lame ricurve e dai colpi provenienti in generale dall’alto.

Traiano mise insieme diverse decine di legioni e numerose vexillationes, per un totale di circa 150.000 uomini, una delle campagne più imponenti dai tempi di Cesare e Ottaviano:

  • le legioni I Adiutrix, I Italica, I Minervia, II Adiutrix, II Traiana Fortis, IIII Flavia, V Macedonica, VII Claudia, X Gemina, XI Claudia Pia Fidelis, XIII Gemina, Legio XIIII Gemina Martia Victrix, XV Apollinaris, XXI Rapax (?) e XXX Ulpia Victrix;
  • le vexillationes legionarie delle legioni II Augusta, III Augusta, III Gallica, IV Scythica, VI Ferrata, VII Gemina, IX Hispana, Legio XII Fulminata, XX Valeria Victrix e XXII Primigenia.

A queste si sommavano numerose coorti e ale ausiliarie, che supportavano le legioni; dovevano essere all’incirca 75.000 legionari e altrettanti ausiliari. Decebalo invece avrebbe messo insieme, stando a Strabone, circa 200.000 soldati, facendo affidamento anche sui roxolani e i bastarni a lui alleati, mentre non ottenne l’appoggio dei parti, dei quadi e dei marcomanni, mentre gli iagizi rimasero belligeranti ma probabilmente non alleati con i daci.

La metope di Adamklissi

Nella metope di Adamklissi, un monumento eretto dai legionari in Dacia per celebrarne la conquista, si possono notare alcuni particolari interessanti sul loro equipaggiamento. Nessuno di loro indossa una lorica segmentata, preferendo hamatae e squamate, mentre alcuni sembrano indossare gli elmi cilindrici di origine sarmata che si diffonderanno solo più tardi nell’esercito romano, circa due secoli dopo. Tutti invece usano lo scutum rettangolare, il gladio e il pilum, talvolta come lancia, come il legionario in foto che cerca di stanare un arciere dacio. Sul mancato uso della segmentata non si può dire molto, forse i soldati rappresentandosi da soli e non come monumento celebrativo ufficiale hanno preferito farsi ritrarre con un’amatura più comoda e che usavano più spesso. Sono presenti, invece, le caratteristiche manicae segmentate adottate per proteggersi dalle falci daciche.

Nel 101 Traiano in persona prese il comando dell’esercito insieme al suo prefetto al pretorio Tiberio Claudio Liviano e alcuni senatori di rilievo, come Licinio Sura, Lusio Quieto e Publio Elio Adriano, il futuro imperatore. Inoltre c’erano i governatori delle province limitrofe alla Dacia: Gaio Cilnio Proculo per la Mesia Superiore, Manio Laberio Massimo in Mesia Inferiore e Lucio Giulio Urso Serviano in Pannonia Inferiore.

L’imperatore attraversò il Danubio attraverso le cosiddette Porte di Ferro, seguendo la strada usata da Tettio Giuliano nell’88, senza incontrare resistenza; Decebalo aveva deciso di ritirarsi all’interno. Raggiunta Tibiscum, la strada si restringeva e i daci avevano costruito imponenti fortezze. Qui avvenne il primo scontro, vicino Tapae:

«Mentre Traiano era giunto, nel corso della campagna militare contro i Daci, nei pressi di Tapae, dove si erano accampati i barbari, gli venne portato un grosso fungo sul quale era stato inciso in latino, che i Buri e gli altri alleati invitavano Traiano a tornare indietro e rimanere in pace.»

CASSIO DIONE, LVIII, 8,1

Nonostante le minacce si arrivò alla battaglia, che secondo la colonna traiana fu favorevole ai romani, sebbene ci fu un grande spargimento di sangue. L’anno seguente sarebbe avvenuta, la seconda grande battaglia, quella di Adamklissi, nel 102. Decebalo era passato al contrattacco, attraversando il Danubio, ma era stato fermato dal governatore della Mesia Superiore, Manio Laberio Massimo, che riuscì perfino a catturare la sorella del re dacico. Traiano raggiunse Laberio Massimo, facendo affidamento sulla classis moesica, la flotta della Mesia, attaccando già di notte, vicino Nicopolis ad Istrum; lo scontro finale fu ad Adamklissi, con i romani che ebbero nuovamente la meglio. L’esercito dei daci fu distrutto e Decebalo dovette chiedere la resa.

«[Decebalo] dopo essersi presentato al cospetto di Traiano, si prostrò a terra supplice e gettò a terra le armi.»

Cassio Dione, LXVIII, 9, 6

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La battaglia di Tapae e Adamklissi
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