Valeriano, seguendo la tradizione intrapresa fin da Massimino, associò il figlio Gallieno come Augusto. Decise poi di dare a quest’ultimo il più tranquillo occidente, e prendere per sé l’oriente e il Danubio minacciato rispettivamente da persiani e barbari, nel 256-57. Poco prima i goti e i borani erano sconfinati oltre il Danubio, facendo ampi saccheggi. Non solo l’imperatore poteva concentrarsi sui settori più delicati, ma nominò comandanti molti futuri imperatori e usurpatori, come Claudio il Gotico, Ingenuo, Postumo, Macriano e Aureolo.

Una fine ingloriosa

Il problema principale proveniva tuttavia da oriente, con i persiani che nei trent’anni precedenti erano sconfinati ripetutamente in Mesopotamia, giungendo anche in Siria e saccheggiando molte città anche in Cappadocia; presero perfino Antiochia. Nel Res Gestae Divi Saporis, il re persiano Sapore I, si sarebbe vantato di aver preso ben 37 città romane. Nel frattempo nei balcani gruppi consistenti di barbari si davano alla razzia:

«[…] Goti, Borani, Burgundi e Carpi depredavano le città dell’Europa […] intanto i Persiani attaccavano l’Asia, occupando la Mesopotamia ed avanzando fino in Siria, addirittura ad Antiochia, che conquistarono, metropoli di tutto l’Oriente romano. E dopo aver ucciso una parte della popolazione e portato via come prigionieri gli altri, tornarono in patria. […] I Persiani senza dubbio avrebbero conquistato tutta l’Asia con facilità se, felici per la ricca preda conquistata, non avessero ritenuto di portarlo in patria salvo con soddisfazione.»

Zosimo, Storia nuova, I, 27, 2

Lasciato dunque l’occidente a Gallieno, mentre avveniva anche l’usurpazione in oriente di Uranio Antonino, Valeriano si mosse verso l’oriente, dove i persiani avevano preso la città di Emesa. L’imperatore riuscì a riprendere la città di Antiochia tra il 253 e 254, fecendone la propria base. Nel frattempo i barbari continuavano le scorrerie sul Danubio, raggiungendo l’Asia Minore e prendendo anche alcune imbarcazioni con cui si diedero a razzie ancora più estese, raggiungendo anche Trapezunte:

«I Goti, appena si accorsero che i soldati all’interno delle mura erano pigri ed ubriaconi e non salivano neppure lungo i camminamenti delle mura, accostarono al muro alcuni tronchi, dove era possibile, ed in piena notte, a piccoli gruppi salirono e conquistarono la città. […] I barbari si impadronirono di grandi ricchezze e di un grande numero di prigionieri […] e dopo avere distrutti i templi, gli edifici e tutto ciò che di bello e magnifico era stato costruito, ritornarono in patria con moltissime navi»

ZOSIMO, STORIA NUOVA, I, 33

I persiani non avevano perso tempo però e nel 256 avevano preso anche l’importantissima roccaforte di Doura Europos, aprendosi la strada verso la Siria; Valeriano decise di inviare in Europa Lucio Mummio Felice Corneliano a difendere la città di Bisanzio mentre l’imperatore si dirigeva in Cappadocia. Tuttavia per porre fine al problema il Cesare decise di avviare un’imponente campagna militare, che avrebbe dovuto debellare il problema persiano. Cominciò a ottenere alcune vittorie come Circesium, finché l’imperatore non venne catturato.

Valeriano si fece incontro alle forze persiane, che si incontrarono nei pressi di Edessa. Da qui in poi le fonti divergono: secondo Eutropio e Aurelio Vittore dopo uno scontro, perso dai romani, l’imperatore venne catturato dai persiani. Zosimo invece narra di un tradimento da parte di Sapore, che avrebbe accettato a un incontro per discutere i termini della pace, per poi catturare Valeriano, che si era presentato con pochi uomini al seguito. In ogni caso fu preso e portato in prigionia in Persia, dove sarebbe morto alcuni anni dopo, in circostanze oscure:

«[…] Sapore I chiese di incontrarsi con l’imperatore romano, per discutere ciò che fosse necessario. Valeriano, una volta accettata le risposta senza neppure riflettere, mentre si recava da Sapore in modo incauto insieme a pochi soldati, fu catturato in modo inaspettato dal nemico. Fatto prigioniero, morì tra i Persiani, causando grande disonore al nome romano presso i suoi successori.»

Zosimo, Storia nuova, I, 36, 2

«Una grande battaglia fu combattuta tra Carrhae e Edessa tra noi [Sasanidi] e il Cesare Valeriano, e noi lo catturammo facendolo prigioniero con le nostre mani, così come altri generali dell’armata romana, insieme al prefetto del Pretorio, alcuni senatori e ufficiali. Tutti questi noi facemmo prigionieri e deportammo in Persia.»

Res Gestae Divi Saporis, riga 24-26

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La cattura di Valeriano
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