Alla morte di Nerone seguì il turbolento anno dei quattro imperatori, il 68-69 d.C. Galba, Otone e Vitellio si susseguirono in pochi mesi, finché non uscì vincitore il reatino Vespasiano, inviato in oriente da Nerone per sedare la rivolta giudaica due anni prima.

Con la fine della dinastia Giulio-Claudia veniva meno uno dei fondamenti del potere imperiale, legato indissolubilmente all’essere discendenti di Cesare. Pertanto Vespasiano si premurò di far passare una legge, la lex de imperio Vespasiani, in cui gli venivano conferiti in un’unica soluzione tutti i poteri imperiali. Il testo fu ritrovato nel 1347 da Cola di Rienzo.

Nella metà (o forse più) che non è stata ritrovata, dovevano apparire le funzioni istituzionali principali dell’imperatore, ovvero la tribunicia potestas e l’imperium proconsulare maius, poteri forse votati nei comizi. Non sappiamo neanche se fossero previsti altri atti che descrivessero l’iter di entrata in funzione di questa lex e se quest’ultima sia stata un’eccezione o se invece venisse votata per ogni imperatore: in questo caso dopo l’acclamazione e il senatoconsulto che ne riconosceva la legittimità, i comizi avrebbero dovuto votare l’approvazione o meno della legge che riconosceva l’imperatore come tale.

Vespasiano si dimostrò un ottimo amministratore, propugnando parsimonia, e riempendo le casse statali dopo gli sperperi di Nerone. Pare che quando pose una tassa sull’urina, alle rimostranze di Tito, rispose “pecunia non olet”, “il denaro non ha odore”.

Tito

Tito e Domiziano

Vespasiano morì nel 79; gli successe il figlio Tito, che si era distinto nella guerra giudaica e aveva infine preso Gerusalemme. Tuttavia, nonostante avesse ricevuto l’epiteto di “amore e delizia del genere umano”, il suo principato iniziò in modo infausto, con l’eruzione del Vesuvio e la distruzione di Pompei, Ercolano e Stabia, in cui trovò la morte anche Plinio il Vecchio. Tito completò l’anfiteatro Flavio, il Colosseo, che aveva iniziato il padre, costruito sul lago prosciugato della domus aurea, con il bottino della guerra giudaica, inaugurandolo. Ma dopo soli due anni, nell’81, morì.

A succedergli fu Domiziano, il fratello. Ma non fu altrettanto amato. Il suo atteggiamento più autoritario fu mal sopportato dal senato. Aumentò anche la paga dell’esercito, per la prima volta dai tempi di Cesare. Stabilì una serie di spie e delatori per proteggersi dalle cospirazioni, mentre aumentavano i processi di lesa maestà, che si concludevano solitamente con la confisca dei beni.

Perseguitò anche i filosofi e i culti giudaici, propugnando in primis la religione latina. Infine, venne assassinato nel 96 in un complotto di senatori, che diedero poi l’impero all’anziano senatore Nerva, che solo un anno dopo adottò un valente comandante: Marco Ulpio Traiano.

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