«I nemici non possono coglierli di sorpresa. [I Romani], infatti, quando entrano in territorio nemico non vengono a battaglia prima di aver costruito un accampamento fortificato. L’accampamento non lo costruiscono dove capita, né su terreno non pianeggiante, né tutti vi lavorano, né senza un’organizzazione prestabilita; se il terreno è disuguale viene livellato. L’accampamento viene poi costruito a forma di quadrato. L’esercito ha al seguito una grande quantità di fabbri e arnesi per la sua costruzione.»

GIUSEPPE FLAVIO, GUERRA GIUDAICA, III, 5.1.76-78

castra romani erano il classico esempio di fortificazione romana, dalla tipica forma rettangolare a carta di gioco. Realizzati tanto in forma provvisoria al termine della marcia (o provvisori per accamparsi in inverno – infatti nei mesi freddi non si combatteva) quanto in forma stabile nelle zone di frontiera, avevano uno schema di realizzazione standard: tagliati in quattro dal cardo e dal decumano (rispettivamente la via nord-sud e quella est-ovest). In epoca imperiale molti castra divennero permanenti e in pietra, e al suo esterno nacquero molti nuclei urbani (ad esempio è il caso di città come Torino e Barcellona) a partire dalle canabae, dove risiedevano i civili che gravitavano intorno alle legioni (artigiani, mercanti e prostitute perlopiù). Domiziano, per evitare ribellioni troppo vaste, decise che nessun campo avrebbe potuto ospitare più di una legione. Tuttavia sappiamo che durante alcune campagne successive vennero costruiti accampamenti più grandi, come durante le guerre marcomanniche sotto Marco Aurelio.

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Le più grandi mura mai costruite

Le città romane erano spesso dotate di mura, ma in età imperiale, complice la pace, molte città interne e specialmente in Italia, non aggiornarono le loro antiche cinte murarie, che vennero potenziate solo durante la crisi del III secolo. Anche Roma in quell’epoca venne dotata delle mura Aureliane, che coprivano un perimetro nettamente superiore alle ormai desuete mura serviane.

Nel maggio del 330 d.C. veniva inaugurata la nuova città di Costantinopoli, costruita per volere dell’imperatore sulla vecchia Bisanzio. La posizione strategica tra l’Europa e l’Asia aveva colpito Costantino durante la guerra con Licinio, decidendo di farne la sua nuova capitale. La città, che guardava verso oriente e il cristianesimo, fu costruita su 7 colli come una nuova Roma, ed ebbe il suo senato. Divenne infine capitale definitiva dell’imperatore d’oriente nel V secolo e da allora sarà la capitale dell’impero bizantino fino al 1453 (tranne l’occupazione latina tra 1204 e 1261), difesa dalle mura teodosiane costruite per volere del prefetto al pretorio Antemio.

Le mura teodosiane furono costruite all’inizio del V secolo d.C., sotto l’imperatore Teodosio II, di cui abbiamo anche il codice teodosiano, la più importante raccolta di leggi romane dopo il codice di Giustiniano. Inizialmente Costantinopoli era protetta dalle mura erette da Costantino, ma l’espansione della città e le minacce barbariche spinsero il governo imperiale ad erigere una seconda cerchia di mura ancora più massiccia. Divennero dunque le più grandi mura romane mai costruite.

Nel corso dei secoli le mura subirono ulteriori modifiche, divenendo infine un triplice sbarramento per terra e per mare (con anche una catena tirata nel Corno d’Oro) che rese inespugnabile la città – grazie anche all’invenzione del fuoco greco – fino alla IV crociata, nel 1204. Successivamente, nel 1261 i bizantini riuscirono a riprendere la città e la tennero fino al 1453, quando dopo quasi due mesi di assedio cadde in mano ottomana. Ancora oggi si possono vedere i segni dei cannoneggiamenti turchi.

Struttura

La cinta difensiva Costantiniana era lunga circa 2,8 km (15 stadi) e ingrandiva il perimetro rispetto alle mura severiane, che a loro volta avevano allargato l’antica Bisanzio. Questa nuova opera difensiva era formata da una sola muratura con torri a distanza regolare e venne completata da Costanzo II. Si estendeva da Porta Plateia del Corno d’Oro fino alle mura marittime, vicino alla Porta di San Aemilianus sulle mura di Propontis.

Di questa struttura la parte meglio conservata nel medioevo era la Porta di Attalos, ovvero la Porta d’Oro, che venne distrutta da un terremoto nel 1509. Decorata anche da statue, tra cui una di Costantino (motivo per cui veniva attribuita a lui) che venne distrutta dal terremoto del 740. Durante il tardo medioevo venne dipinta una crocifissione sulla porta, motivo per cui gli ottomani la chiamarono Isakapi (“Porta di Gesù”).

Nel 408 Teodosio II, appena succeduto ad Arcadio, iniziò la costruzione delle nuove mura, a circa 1,5 km dal centro cittadino, dietro pressioni del prefetto al pretorio d’oriente Flavio Antemio (Teodosio aveva solo sette anni). Lunghe 5.630 metri, si estendono dal Mar di Marmara alle Blacherne (dove sorgerà il secondo Palazzo imperiale) vicino il Corno d’Oro, vennero completate nel 413. Le mura sono dotate di due linee di mura, con un fosso davanti la più bassa. La cinta muraria principale, la Grande Muraglia “Ἕσω Τείχος” è larga 5 metri e alta 12. E’ composta di blocchi di calcare tagliati, con all’interno malta e mattoni schiacciati. Ogni fascia di mattoni è di circa 40 cm, per un totale tra le 7 e 11 fasce.

Lo scopo non era solo di abbellire le mura ma anche di rafforzare la facciata e il suo interno, per aumentare la resistenza ai numerosi terremoti. In totale c’erano 96 torri ottogonali o esagonali, alte tra i 18 e 20 metri, a intervalli di 55 metri. In cima a ogni torre c’erano due sezioni, l’inferiore rivolgeva verso la città e usata come magazzino, la superiore usata per lanciare proiettili. La cinta muraria esterna “Ἕξω Τείχος” fu costruita a circa 15-20 metri da quella interna; era spessa 2 metri e alta 8,5, con un largo camminamento merlato e aveva 96 torri. Infine le mura marittime proteggevano la città dagli attacchi via mare.

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Le mura Teodosiane di Costantinopoli
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