Dopo essere diventato imperatore unico, nel 285, Diocleziano decise di associare a sé nel luglio dello stesso anno un suo vecchio compagno d’armi, tale Massimiano. Nell’anno successivo, 286, lo elevò al rango di Augusto, il 1 aprile 286, affidandogli la pars occidentalis. Per sottolineare l’inferiorità di Marco Aurelio Valerio Massimiano, Diocleziano assunse il soprannome di Iovio, e il suo collega di Erculio.

La presenza di un imperatore stabile in occidente e un altro in oriente si era già presentata sotto Valeriano e Gallieno. Specialmente era necessario affrontare i bagaudi in Gallia, contadini o banditi che si ribellavano contro l’autorità romana e i barbari. Mentre Massimiano cercava di riportare l’ordine Carausio, nel 286, si autoproclamò imperatore in Britannia; sarebbe stato solo Costanzo Cloro, qualche anno più tardi, a riportarla sotto l’orbita romana sconfiggendo il suo successore Alletto.

Dopo aver stroncato i bagaudi, Massimiano dovette affrontare le tribù barbare che minacciavano la Germania, che sconfisse insieme a Diocleziano nel 288; tuttavia non si era ancora riusciti a riprendere possesso della Britannia. Nel 289 Massimiano tentò una spedizione, che tuttavia fallì.

Non riuscendo a venire a capo del problema britannico, Diocleziano maturò l’idea di allargare il numero degli imperatori, creando la tetrarchia: il 1 marzo 293 a Milano Massimiano adottava come Cesare il suo ex prefetto al pretorio Flavio Costanzo, detto Cloro, mentre Diocleziano a Nicomedia faceva lo stesso con Galerio. Sarà proprio Costanzo, dopo aver riportato vittorie in Gallia, a sbarcare in Britannia e sconfiggere Alletto, riportandola sotto la legge romana. Nel frattempo, tra il 297 e 298 Massimiano fece una spedizione in Mauretania, pacificandola.

Da allora l’imperatore fece ritorno in Italia, stando perlopiù a Milano. Nel 303 festeggiò insieme a Diocleziano, a Roma, i vicennalia, ossia i vent’anni di regno. Pare che i due non fossero particolarmente amati dai senatori, tanto che Lattanzio sosteneva che Massimiano li terrorizzasse in ogni modo (ma è pur sempre una fonte cristiana fortemente avversa a Diocleziano).

Imperatore in pensione

Ma a quel punto accadde l’imprevedibile: Diocleziano decise, forse complice una malattia, di abdicare, o forse per mettere alla prova il sistema, costringendo Massimiano a fare lo stesso . Il 1 maggio 305 entrambi gli imperatori, a Milano e Nicomedia, deposero la porpora, sebbene Massimiano fosse molto riluttante.

Tuttavia la situazione si aggravò quando, forse dietro ingerenza di Galerio, vennero scelti come Cesari per l’occidente e l’oriente rispettivamente Flavio Severo e Massimino Daia, lasciando escluso il figlio di Massimiano, Massenzio. Dopo l’acclamazione di Costantino, figlio di Costanzo Cloro, che era morto a Eburacum nel luglio del 306, Massenzio decise di fare lo stesso in Italia. Molti soldati avevano militato col padre e parteggiarono per lui, dopo essere stati comprati, segnando la fine di Severo.

Per rinsaldare il legame con Costantino Massenzio gli diede sua figlia Fausta, sorella di Massenzio, in sposa. Pare che poi padre e figlio entrarono in contrasto, e Massimiano strappò la porpora del figlio, davanti i soldati, aspettandosi che lo acclamassero di nuovo imperatore, ma questo non avvenne.

Poco dopo, l’11 novembre del 308, avvenne un convegno a Carnuntum, dove partecipò anche Diocleziano, per decidere come dividere l’impero. Alla fine vennero riconosciuti Augusti Licinio e Galerio, e Cesari Costantino e Massimino Daia. Massimiano decise allora di riparare da Costantino, in Gallia, ma non resistette più: cercò di farsi acclamare di nuovo imperatore mentre Costantino era distante, senza riuscirci. In fuga, venne raggiunto da Costantino a Marsiglia, che lo spinse a suicidarsi, nel luglio del 310.

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