Le origini di Odoacre sono oscure; era forse figlio del principe sciro Edicone, personaggio al seguito di Attila. Tuttavia Eugippo, biografo di San Severino, parla di una sua forte povertà in gioventù, che si sarebbe recato dal santo, vestito di sole pelli, e invitato in Italia. Entrò dunque in servizio nell’esercito imperiale in Italia. L’origine, scira, rugia, o forse unna, è oscura tanto quanto la sua carriera: sotto Glicerio, nel 473-4, era comes domesticorum, capo della guardia imperiale.

Quando Giulio Nepote venne deposto da Flavio Oreste, che mise sul trono il figlio Romolo Augustolo, Odoacre, a capo dei barbari di stanza in Italia, chiese come compenso terre in Italia, secondo il regime romano dell’hospitalitas, che prevedeva di darne un terzo ai barbari. Al rifiuto di Oreste, i due vennero allo scontro: sconfitto e ucciso, Odoacre depose poi anche Romolo, esiliandolo.

Rex gentium

Odoacre, acclamato rex gentium (di tutti i popoli), diversamente dai suoi predecessori, decise di non nominare un nuovo imperatore, ma di inviare le insegne imperiali a Costantinopoli, riconoscendo Zenone come unico imperatore romano, chiedendo per se il rango di patricius e magister militum. Zenone rispose freddamente, dicendo che il vero imperatore era Giulio Nepote, in Dalmazia, ma privatamente inviava lettere riconoscendolo patrizio. Quando Giulio Nepote morì nel 480, Odoacre rimase unico padrone del grosso della ex diocesi Italiciana.

Odoacre comprò la Sicilia orientale dai vandali (poi prese anche la restante), mentre faceva la guerra nel Norico. Nonostante la fede ariana, come quasi tutti i barbari del tempo, mantenne buoni rapporti con la Chiesa di Roma e con il senato.

Zenone tuttavia aveva altri piani e problemi: gli ostrogoti, guidati da Teoderico, minacciavano i Balcani e Costantinopoli. Fu pertanto ben lieto di inviarli in Italia contro Odoacre, per metterli gli uni contro gli altri. L’invasione iniziò nel 489, e solo dopo diversi anni di guerra e battaglie, che videro quasi sempre vittorioso il re ostrogoto, Odoacre si rinchiuse a Ravenna.

Dietro intercessione del vescovo Giovanni, i due vennero a patti, accettando di dividere il governo. Ma, durante un banchetto, per festeggiare, nel marzo del 493, Teoderico lo fece assassinare, restando unico padrone dell’Italia.

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