Pur non facente parte della categoria dei peplum, Il gladiatore di Ridley Scott, nel 2000, ridefinì il genere, riportandolo da un lato a nuova linfa e dall’altro al suo picco più elevato. Dopo quasi quarant’anni dal colossale Cleopatra, si tornava a produrre un film hollywoodiano basato sulla storia di Roma, dal budget importante.

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Produzione

Sebbene non faccia propriamente parte del genere peplum, Il gladiatore ha determinato un punto di svolta: per la prima volta nel cinema la storia di Roma è stata trattata in modo decisamente più neutrale. Il film, realizzato con circa 100 milioni di dollari (quindi paragonabile al costo di Cleopatra), fu uno dei più grandi successi della storia del cinema: incassò circa il quadruplo della somma spesa.

Senza dubbio la qualità del regista (Ridley Scott, autore di uno dei più importanti film di fantascienza della storia, Blade Runner) e del cast furono determinati per la riuscita del film (Russell Crowe, Joaquin Phoenix, Connie Nielse, Richard Harris, Oliver Reed). La qualità della sceneggiatura, per quanto non così originale, ha ridato dignità al genere del film storico antico, sprofondato dopo le esperienze degli anni ’50 e ’60. Il personaggio di Massimo Decimo Meridio è ispirato a Claudio Pompeiano, marito di Lucilla, figlia di Marco Aurelio, che rifiutò la porpora.

Un’epoca travagliata

La storia, che parte dalla campagne marcomanniche di Marco Aurelio, prende uno sviluppo del tutto inedito: invece di morire a causa della peste antonina, l’imperatore è ucciso dal figlio Commodo, geloso dei favori riservati a Massimo, che era stato scelto da Marco per ripristinare la repubblica. La voglia non solo di potere, ma anche una mancanza di affetto da parte del padre, portano Commodo a strangolare Marco Aurelio e a prendere la porpora, condannando a morte Massimo e la sua famiglia. Ma Massimo sopravvive e cerca di salvare la moglie e il figlio, arrivando però troppo tardi. Verrà dunque prelevato da dei mercanti di schiavi e venduto come gladiatore. Inizialmente restio a combattere, pensando di aver perso tutto, Massimo – che sfoggia qualità combattive ben al di sopra della media – decide di impegnarsi nella gladiatura quando scopre che lui e e i suoi compagni saranno inviati a Roma per i giochi voluti da Commodo: un’ottima occasione per vendicarsi.

Un imperatore folle

Massimo combatte nell’arena e risulta, contro ogni probabilità, vincente. Commodo, sceso nell’arena per complimentarsi, scopre – inorridito – che il valente gladiatore non è altri che Massimo, scampato alla condanna a morte. Tuttavia, per non inimicarsi il pubblico, lascia vivere il gladiatore. Commodo, bruciato dall’odio verso Massimo e verso il padre morto, progetta uno scontro mortale contro un campione dell’arena, insieme a dei trabocchetti per colpirlo: se non può ucciderlo, sarà l’arena a farlo. Ma Massimo, ancora una volta, contro ogni probabilità sopravvive.

Nel frattempo alcuni senatori, con l’aiuto di Lucilla, amata incestuosamente dal fratello, organizzano un complotto per assassinare Commodo e chiedono l’aiuto di Massimo. Quest’ultimo acconsente, a patto di organizzargli la fuga e ricongiungersi ai suoi ex commilitoni, per poi marciare su Roma.

Tuttavia la congiura viene scoperta e sventata: i senatori vengono arrestati, molti compagni di Massimo uccisi e quest’ultimo catturato per un ultimo combattimento all’ultimo sangue contro Commodo (l’imperatore si era realmente calato nell’arena durante il suo principato).

L’imperatore inoltre, scoperta la collaborazione della sorella nella vicenda, la costringe a unirsi a lui come sua compagna. Nella sua pazzia sempre più profonda, Commodo la minaccia in caso contrario di uccidere il figlio di lei Lucio e si vanta di essere “Commodo il misericordioso” per aver risparmiato la sorella.

Questi tuttavia non è deciso a combattere lealmente: ferisce Massimo e poi ricopre la ferita con l’armatura, in modo da non essere visibile al pubblico. In un’atmosfera surreale, tra petali di rosa e la gente in delirio per lo spettacolo, inizia il combattimento.

Massimo, ferito, sembra sul punto di essere sconfitto, ma ribalta il combattimento e con le ultime forze riesce a sconfiggere e uccidere Commodo (dopo che il prefetto al pretorio Quinto – che inizialmente aveva abbandonato Massimo per non rischiare la vita – decide di non aiutare l’imperatore), nel silenzio generale del Colosseo.

Stremato, caduto a terra, senza forze, dà a Lucilla il potere di liberare i senatori e riformare la repubblica: Massimo è un eroe pagano morto per la salvezza della libertà, per la prima volta in un film del genere.


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