L’imperatore d’oriente Leone pose sul trono d’occidente un suo lontano parente, Giulio Nepote, nel 474, ma non riuscì a fermare la secessione da parte dei barbari di Spagna e Gallia. Alla fine, quando nel 475 venne deposto da Flavio Oreste, suo magister militum, per dare la porpora al figlio Romolo, Leone non riconobbe il nuovo imperatore, ma non fece neanche nulla per Nepote, rivelatosi incapace di gestire la situazione.

Il nuovo imperatore aveva all’incirca tredici anni quando assunse la porpora il 31 ottobre del 475 e prese il soprannome ironico di Augustolo (piccolo Augusto). Nel frattempo Giulio Nepote, dopo che il 28 ottobre Oreste era entrato a Ravenna, si rifugiava in Dalmazia, dove suo zio era stato governatore e aveva molti contatti. Sarebbe poi morto lì nel 480.

Di fatto il potere era retto dal padre Oreste, nativo della Pannonia, che che aveva prestato inizialmente servizio sotto Attila. Il senato tuttavia non riconobbe mai il nuovo imperatore, né lo fece l’imperatore d’oriente Zenone. Ma neanche un anno dopo le truppe barbare, sotto il comando di Odoacre, chiesero terre in Italia, così come era accaduto in Gallia un paio d’anni prima.

Al rifiuto di Oreste, Odoacre si ribellò, e lo assediò a Ticinum (Pavia), uccidendolo poi nei pressi di Piacenza. Entrato poi a Ravenna, Romolo si arrese. Pare che Odoacre, ammirando la sua “giovinezza e bellezza”, gli salvò la vita, dandogli una rendita di 6.000 solidi l’anno e mandandolo in esilio nel Castellum Lucullanum, dove ora sorge Castel dell’Ovo, a Napoli. Si era conclusa la storia dell’impero romano d’occidente.

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