A partire da Adriano e specialmente dal III-IV secolo i romani cominciano a usare reparti di cavalleria completamente corazzati, sul modello partico / sasanide. Inizialmente hanno il nome di cataphracti, ma successivamente appaiano anche reparti, specialmente in oriente, chiamati clibanarii; sulla Notitia Dignitatum appaiono entrambi indifferentemente. Alcuni hanno supposto una differenza di armatura tra i due, altri una mera differenza linguistica, con catafratti usato in occidente e clibanari in oriente. Questo tipo di cavalleria comincerà a essere usato meno dall’impero d’oriente in seguito alla grave crisi causata dalle conquiste slave e arabe tra VII e VIII secolo, per poi ritornare in auge tra la fine del IX e l’XI, quando la dinastia macedone riconquistò buona parte dei territori persi.
La cavalleria romana
I romani non furono mai grandi cavalieri ma nel corso del tempo arruolarono numerosi reparti ausiliari e ne crearono di nuovi adattandosi al nemico.
Il comitatus
Nel III secolo l’imperatore si circonda di una serie di truppe scelte, che vanno a formare un comitatus che lo segue e che forma una forza di pronto intervento.
La morte di Giuliano
Giuliano decise di intraprendere un’imponente campagna contro i persiani ma nonostante i successi fu costretto alla ritirata poiché Procopio non arrivava.
La spatha
Per secoli la principale arma da mischia romana fu il gladio, ma col tempo ne venne adottata una variante da cavalleria, la spatha, simile ma più lunga.
La battaglia di Idistaviso
Dopo la disfatta di Varo nella selva di Teutoburgo e la distruzione di tre legioni, Augusto precipitò nello sconforto urlando: “Varo, rendimi le mie legioni!”
L’esercito romano del Principato
L’esercito del principato comprendeva circa 30 legioni e altrettanti ausiliari, collocati lungo tutto il limes.
La battaglia di Zama
Nel 202 a.C. Scipione riuscì in quello che nessun altro aveva fatto fino ad allora: battere Annibale a Zama. Le condizioni di pace saranno durissime.
La battaglia di Canne
Nel 216 a.C. Annibale inflisse una sconfitta devastante alle legioni romane, rischiando di mettere in ginocchio la res publica, che però continuò a combattere.
L’assedio di Alesia – il trionfo di Cesare
« #Vercingetorige, indossata l’armatura più bella, bardò il cavallo, uscì in sella dalla porta della città di Alesia e, fatto un giro attorno a Cesare seduto, scese da cavallo, si spogliò delle armi che indossava e chinatosi ai piedi di #Cesare, se ne stette immobile, fino a quando non fu consegnato alle guardie per essere custodito fino al trionfo. »
(Plutarco, Vite Parallele, Cesare, 27, 9-10)