L’assassinio di Commodo – la fine degli Antonini

L’assassinio di Commodo – la fine degli Antonini

«Morì, o piuttosto fu ucciso, non molto tempo dopo. Leto ed Ecletto, infatti, in parte sdegnati contro di lui per ciò che faceva, in parte intimoriti (egli li minacciava perché cercavano di distoglierlo dalle sue stravaganze), ordirono una congiura ai suoi danni. Commodo aveva deciso di mandare a morte entrambi i consoli, Erucio Claro e Sossio Falcone e, nel primo giorno dell’anno, di uscire dal quartiere in cui vivono i gladiatori con la carica di console e insieme di secutor: difatti aveva il suo primo domicilio presso i gladiatori, proprio come se fosse uno di loro…» (Cassio Dione, Storia Romana, 73,22)

Dal Principato al Dominato

Dal Principato al Dominato

A partire da Diocleziano viene introdotto il rito orientale della proskynesis, ossia della prostrazione di fronte l’imperatore, seguendo un ordo salutationis. L’adoratio dell’imperatore seguiva infatti un rituale preciso; anche ciò che lo circondava divenne sacro: l’assemblea il sacrum concistorum e la camera da letto il sacrum cubiculum, con un addetto che era tra i massimi ministri dell’impero tardoantico, il praepositus sacri cubiculi, primo funzionario nella Notitia Dignitatum dopo i prefetti al pretorio e i magistri militum.

I barbari nell’impero romano

I barbari nell’impero romano

I barbari avevano cominciato a premere lungo i confini del Reno e del Danubio per la prima volta al tempo di Marco Aurelio, pressati da altre popolazioni germaniche orientali e settentrionali. Ma fu solo dopo la sconfitta di Adrianopoli nel 378 che non fu possibile contenerli. Nei due secoli precedenti i romani si servirono di loro per coltivare la terra, fare i soldati e riscuotere tasse, facendone dei cittadini romani.

Le guerre marcomanniche

Le guerre marcomanniche

Tra gli episodi più famosi della guerra ci fu il miracolo della pioggia, in cui la legio XII Fulminata (che secondo Eusebio si sarebbe convertita dopo al cristianesimo), circondata dai quadi in territorio nemico, si salvò grazie a un temporale (CASSIO DIONE, STORIA ROMANA LXXII, 8-9):

«I Romani dunque erano in una situazione disastrosa per il caldo e le ferite, per il sole e la sete e così non potevano né combattere né ritirarsi, ma stavano schierati e ai loro posti, bruciati dal sole, quando improvvisamente si raccolsero molte nuvole e cadde una pioggia abbondante non senza interposizione divina. E vi è infatti una storia secondo la quale un certo Arnufis, un mago egiziano che accompagnava Marco Aurelio, avrebbe invocato alcuni demoni e in particolare Ermes, dio dell’aria, con degli incantesimi e in questo modo avrebbe attirato la pioggia.»