«Morì, o piuttosto fu ucciso, non molto tempo dopo. Leto ed Ecletto, infatti, in parte sdegnati contro di lui per ciò che faceva, in parte intimoriti (egli li minacciava perché cercavano di distoglierlo dalle sue stravaganze), ordirono una congiura ai suoi danni. Commodo aveva deciso di mandare a morte entrambi i consoli, Erucio Claro e Sossio Falcone e, nel primo giorno dell’anno, di uscire dal quartiere in cui vivono i gladiatori con la carica di console e insieme di secutor: difatti aveva il suo primo domicilio presso i gladiatori, proprio come se fosse uno di loro…» (Cassio Dione, Storia Romana, 73,22)
Svago e divertimento nell’Antica Roma
L’amore dei romani per i gladiatori (il cui nome deriva dalla parola #gladius, la spada romana: “portatori di #gladio”) divenne viscerale fin dal II secolo a.C., tanto che il poeta #Terenzio nel 160 a.C. si vide il pubblico abbandonare la sua commedia Hecyra (“La Suocera”) perché si era sparsa la voce che nei pressi si teneva uno scontro di gladiatori.
Pompei – la più famosa città del mondo antico
Il nome di Pompei deriva dal greco πημπο o πομπη o dall’osco pompe. La città venne fondata forse dagli opici, che occuparono la base delle pendici del Vesuvio, vicino al golfo di Napoli e alla foce del fiume Sarno, ma i primi edifici furono degli osci, che fondarono alcuni villaggi, riuniti in una singola città, passata probabilmente sotto l’influenza etrusca poco dopo il 524 a.C., anno in cui fondarono Capua. Divenuta romana durante le guerre sannitiche e vinta in quanto alleata con gli italici durante la guerra sociale, divenne colonia.
Il 5 febbraio del 62 d.C. l’area di Pompei era stata interessata da un violento terremoto, che avrebbe dunque preannunciato il successivo evento catastrofico; nel 79 d.C. ancora non erano stati compiuti del tutto i lavori di ricostruzione, ed alcuni erano appena terminati. Con epicentro nella vicina Stabia, il sisma provocò numerosi danni e crolli, testimoniati dagli affreschi della casa di Lucio Cecilio Giocondo, i danni a Porta Vesuvio, al Castellum Aquae e al foro e al tempio di Giove. Molti tra i più ricchi si trasferirono altrove, salvandosi poi dall’eruzione, mentre in città si andava formando una nuova borghesia di estrazione proletaria-libertina.
Io, Saturnalia
In questo periodo festivo, che dava il via alla rinascita primaverile, i romani usavano banchettare, scambiarsi regali e andare a vedere spettacoli gladiatori e corse di quadrighe: insomma era un periodo di rilassatezza. L’ordine sociale veniva sovvertito in quanto tutti gli uomini erano considerati uguali e perfino gli schiavi potevano beffarsi dei padroni. Era un periodo di licenze sotto ogni aspetto, con cibo, vino e sesso sfrenato, in cui cadeva anche l’uso della legge poiché si tornava a un’ancestrale età dell’Oro. Catullo definiva questa festa come “optimo dierum” (“il migliore dei giorni”).
Commodo – il Principe e il Gladiatore
Cassio Dione racconta che in un’occasione Commodo decapitò uno struzzo nel Colosseo, mostrandone la testa ai senatori, mentre scuoteva la testa e sghignazzava.
Il Colosseo
Il Colosseo venne edificato da Vespasiano sopra il lago – prosciugato – della domus aurea, grazie al bottino della guerra giudaica. Fu inaugurato da Tito.
Le follie di Commodo
Commodo era ormai impazzito e, racconta Cassio Dione, dopo aver decapitato uno struzzo procedette verso i senatori seduti con la sua testa in una mano e il gladio nell’altra, limitandosi a scuotere la testa e sghignazzare.
I crupellarii
Nel 21 d.C. i legionari romani si trovarono ad affrontare dei ribelli gallici guidati da Giulio Floro e Sacroviro ad Augustodunum (Autun). Tra loro moltissimi erano male armati, ma c’erano anche dei gladiatori completamente corazzati, dalla testa ai piedi, i crupellari.
La successione di Marco Aurelio
Adriano aveva pianificato meticolosamente la successione di Antonino e Marco Aurelio, ma quest’ultimo si trovò privo di scelte e designò il figlio Commodo.
Ave Caesar, Morituri te salutant
Durante il principato di Claudio si verificò un curioso evento, che avrebbe creato uno dei più grandi disguidi della storia. Un gruppo di gladiatori, pronti a combattere, lo salutarono “Ave Caesar! Morituri te salutant”