Lo strepitoso trionfo romano di Caer Caradoc

Lo strepitoso trionfo romano di Caer Caradoc

“Allora sfilarono i vassalli del re recando le fàlere, i collari e tutte le spoglie che egli aveva conquistato nelle guerre con i re stranieri, poi il fratello, la moglie e la figlia e infine fu esposto allo sguardo lui stesso. Tutti gli altri pronunciarono suppliche ignobili, mossi da terrore, ma non Carataco; non piegò la fronte, non chiese pietà, ma come fu al cospetto della tribuna imperiale così parlò: 37. «Se nella buona sorte avessi avuto tanta moderazione quanto ho avuto di nobiltà e di fortuna, sarei venuto in questa città da amico e non da prigioniero e tu non avresti avuto a sdegno di accogliere in pace e in alleanza un uomo di nobile lignaggio, signore di molti popoli. La mia sorte attuale è tanto umiliante per me quanto splendida per te. Ho avuto cavalli, uomini, armi: c’è forse da meravigliarsi se non volevo perderli? E poi, se voi pretendete di dominare su tutti, ne consegue che tutti accettino di servire? Se fossi trascinato davanti a te senza aver opposto resistenza, né la mia sorte né la tua gloria avrebbero acquistato splendore; al mio supplizio seguirebbe l’oblio; ma se mi lascerai vivere, sarò per sempre un esempio della tua clemenza». A queste parole, Cesare concesse il perdono a lui, alla moglie, al fratello; ed essi, sciolte le catene, espressero gli stessi elogi e gratitudine al principe e ad Agrippina, che si trovava non lontano su un’altra tribuna.” (TACITO, ANNALI, XII, 36-37)

Il culto del Sol Invictus

Il culto del Sol Invictus

« È così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana. I cristiani devono astenersi da ogni apparenza di ossequio a questo culto degli dei. »
(PAPA LEONE I, 7° SERMONE TENUTO NEL NATALE DEL 460 – XXVII-4)

La formazione romana a Testudo

La formazione romana a Testudo

«Le truppe armate pesantemente che utilizzano gli scudi oblunghi, ricurvi e cilindrici sono disposte intorno all’esterno, formando una figura rettangolare, e, rivolte verso l’esterno e tenendo le braccia pronte, racchiudono il resto. Gli altri che hanno scudi piatti, formano un corpo compatto al centro e alzano gli scudi sopra le teste di tutti gli altri in modo che non si veda altro che scudi in ogni parte della falange allo stesso modo e tutti gli uomini per la densità della formazione sono al riparo dai missili. In effetti, è così meravigliosamente forte che gli uomini possono camminarci sopra e ogni volta che arrivano in uno stretto burrone, perfino cavalli e veicoli possono essere guidati al di sopra.»

(Cassio Dione, Storia Romana, XXXXIX, 29)

Il passaggio dalla repubblica all’impero

Il passaggio dalla repubblica all’impero

«Sebbene il popolo gli offrisse con grande insistenza la dittatura, egli, piegato in ginocchio, tiratasi giù dalle spalle la toga e denudatosi il petto, supplicò di non addossargliela. Respinse sempre con orrore, come un insulto infamante, l’appellativo di padrone. Una volta, mentre egli assisteva allo spettacolo, poiché in un mimo era stata recitata l’espressione: O giusto e buon padrone! tutti quanti, come se fossero pienamente d’accordo che il verso si riferisse a lui, applaudirono esultanti; Augusto prima frenò quelle indecorose adulazioni con la mano e con il volto, poi, l’indomani, le redarguì con un durissimo comunicato. Da allora non tollerò di essere chiamato padrone nemmeno dai suoi figli o nipoti, né sul serio né per gioco, e vietò simili piaggerìe anche tra loro stessi.»

Gli imperatori-soldato

Gli imperatori-soldato

«Risulta che Massimino spesso bevesse in un giorno un’anfora capitolina di vino, che mangiasse fino a quaranta libbre di carne o, come sostiene Cordo, addirittura sessanta. Come si sa per certo, egli non assaggiò mai legumi e quasi mai bevande fredde se non per necessità di bere. Spesso raccoglieva le gocce del suo sudore collocandole in calici o in un vasetto, e così poteva mostrarne due o tre sestari. Sotto Antonino Caracalla ricoprì a lungo il grado di centurione e più volte ebbe ad occupare tutte le altre cariche militari.»

L’editto di Tessalonica

L’editto di Tessalonica

Non solo il paganesimo diventava non più gradito, ma si bandiva l’arianesimo ed altre eresie cristiane (lo stesso Valente, zio di Graziano, era un fervente ariano). La chiusura totale al paganesimo arriverà nel 391-92 con i cosiddetti decreti teodosiani, seguiti all’incidente di Tessalonica e il perdono chiesto ad Ambrogio, dove verrà decisa la chiusura totale dei templi e la persecuzione per chi praticava culti pagani.