«Publio Clodio, figlio di Appio, è stato colto in casa di Gaio Cesare mentre si compiva il sacrificio rituale per il popolo, in abito da donna, ed è riuscito a fuggire via solo per l’aiuto di una servetta; grave scandalo; sono sicuro che anche tu ne sarai indignato.» (Cicerone, Lettere ad Attico, I, 12,3)
La battaglia di Tigranocerta – la straordinaria vittoria di Lucullo
«Se sono qui come ambasciatori sono troppi. Se [sono qui] come nemici, tutto troppo pochi.» (Appiano, Guerre mitridatiche, 85; Plutarco, Vita di Lucullo, 27.4)
«Tigrane chiamò a sé Tassile e gli disse ridendo: “Non vedi che l’invincibile armata romana sta scappando?”; ma Tassile gli rispose: “Oh Re, mi piacerebbe che qualcosa di meraviglioso potesse accadere alla tua buona sorte, ma quando questi uomini sono in marcia, essi non indossano abbigliamenti splendenti, e neppure usano scudi o elmi lucenti, poiché ora essi mettono a nudo le coperture di pelle delle loro armi”. E mentre Tassile stava ancora parlando, giunse alla loro vista un’aquila romana, mentre Lucullo che si dirigeva verso il fiume, con le coorti che si disponevano in manipoli, pronte alla traversata. Poi, all’ultimo, come fosse stato inebetito dallo stupore, Tigrane gridò due o tre volte “Sono i Romani ad attaccarci?”.» (Plutarco, Vita di Lucullo, 27.5-6)
Il centurione che sopravvisse a 120 frecce
«Volendo presentare una prova della fatica e dei rischi che avevano corso, contarono davanti a Cesare circa tremila frecce scagliate contro il fortino e gli fu presentato lo scudo del centurione Sceva sul quale furono trovati centoventi fori. Cesare, per i meriti acquisiti verso di lui e la repubblica, gli fece un donativo di duecentomila sesterzi e lo promosse da centurione dell’ottava centuria a centurione primipilo – risultava infatti che in gran parte grazie al suo impegno il fortino si era salvato – premiò poi la coorte con doppia paga e una larga distribuzione di frumento, vesti, cibi e decorazioni militari.»
CESARE, DE BELLO CIVILI, III, 53
Il primo triumvirato – Cesare, Pompeo, Crasso
Nonostante Pompeo e Crasso non avessero grossa stima reciproca, entrambi miravano al potere ma ne erano in qualche modo ostacolati dalla situazione. Si insinuò in questo contesto un senatore romano, discendente da una nobilissima famiglia, Gaio Giulio Cesare. Quest’ultimo propose a entrambi di formare un triumvirato, un accordo privato, in cui l’elezione di uno dei tre avrebbe potuto aiutare gli altri.
La battaglia di Porta Collina
Nell’82 a.C. Silla vinse la battaglia finale contro i populares e i sanniti, ponendo fine a entrambi. Fu un bagno di sangue, che però ristabilì la pace.
La gioventù di Cesare
Durante la questura in Spagna nel 69 a.C. Cesare, a Gades, scoppiò in lacrime davanti la statua di Alessandro Magno; il macedone infatti alla sua età aveva già conquistato il suo impero, mentre Cesare non aveva fatto ancora nulla.
Le più famose frasi di Cesare
Molte solo le locuzioni celebri riferite a Giulio Cesare, come “veni vidi vici” o “alea iacta est”, passando per “quoque tu brute”.
La battaglia di Munda
La battaglia di Munda, il 17 marzo 45 a.C. segnò l’ultima grande vittoria di Cesare e la fine della guerra civile. Tornato a Roma, divenne dittatore a vita.
La fine di Pompeo Magno
Dopo la sconfitta di Farsalo Pompeo cercò riparo in Egitto ma venne assassinato per compiacere il vittorioso Cesare, a cui ne venne offerta la testa.
I centurioni Pullo e Voreno
Tra i centurioni di Cesare molti divennero famosi, come Gaio Crastino, morto a Farsalo, o Cassio Sceva. Ma forse i più famosi furono Pullo e Voreno.