Catone e il mos maiorum

Catone e il mos maiorum

I principi del mos maiorum strenuamente difesi da Catone, i mores (ossia le abitudini), erano riassumibili in alcune caratteristiche chiave come fides (la fede, onestà), la pietas ( il rispetto verso gli dei, la patria, i genitori e i parenti: una sorta di amore “doveroso”), la maiestatis (la dignità e grandezza dello stato, l’appartenenza al popolo romano, destinato a dominare le genti), la virtus (la virtù: sapere cosa è giusto e sbagliato, negli interessi della repubblica romana e successivamente anche di se stessi) e infine la gravitas (l’autocontrollo e serietà, senza eccessi).

La terza guerra punica

La terza guerra punica

«Ceterum censeo Carthaginem esse delendam»
«Inoltre ritengo che Cartagine debba essere distrutta»

Così era solito terminare i propri discorsi in senato Marco Porcio Catone, detto il Censore per via della carica che aveva ricoperto e della sua vena censoria. A cinquant’anni dalla fine della seconda guerra punica (218-202 a.C.) scadevano i tributi di guerra che Cartagine doveva pagare (200 talenti l’anno – ossia più di 5 tonnellate d’argento) e molti senatori erano timorosi di una possibile rinascita della potenza nordafricana.