Arcadio ebbe un figlio, Teodosio II, nato nel 401, che divenne imperatore alla morte del padre, nel 408. Di fatto il potere veniva tenuto dal prefetto al pretorio Antemio (nonno dell’imperatore d’occidente). Durante i primi anni di Teodosio II fu firmata la pace con i persiani e sotto la spinta di Antemio cominciarono i lavori per l’edificazione delle mura teodosiane, che proteggeranno Costantinopoli per mille anni, rendendola praticamente inespugnabile. Il sacco di Roma di Alarico, nel 410, deve aver contribuito a voler rendere più sicura la città, che aveva solo le mura erette da Costantino un secolo prima. La nuova cinta muraria ampliava anche di molto la superficie cittadina, che si estendeva dalla Propontide al Corno d’Oro.

Antemio sparisce dalle fonti attorno al 414, ma non ne conosciamo il motivo. A prendere le redini dell’impero d’oriente fu la sorella maggiore di Teodosio Pulcheria (che aveva solo due anni in più), dietro suggerimento del nuovo prefetto Aureliano. Altra figura importante a corte fu l’eunuco Zstommas; mentre Pulcheria voleva combatterli, anche perché infedeli (lei era una fervente cristiana), Zstommas propendeva per comprare la pace con l’oro. Ma alla fine ebbe la meglio Pulcheria, con l’appoggio dei soldati.

Non contenta di governare l’impero, Pulcheria scelse la moglie del fratello, la figlia di un filosofo pagano di Atene, che prese il nome di Elia Eudocia e che sposò Teodosio II nel 421. Ma la concordia tra le due durò poco e l’imperatore, uscito dalla minore età, alla fine le esiliò entrambe. La corte divenne, secondo le malelingue, un vero e proprio monastero, con Teodosio dedito agli studi, Pulcheria alla vita religiosa e Eudocia a comporre a inni religiosi e profani.

Il fervido clima cristiano si fece sentire anche quando un gruppo di fanatici cristiani, chiamati parabolani, attivi ad Alessandria, uccisero barbaramente la filosofa neoplatonica Ipazia; dietro di loro c’era il vescovo della città, Cirillo. Quest’ultimo detestava Ipazia e le teoriche pagane che professava; probabilmente non sopportava neanche che fosse una donna, che attentava al potere cristiano nascente in città. Ipazia, infatti, «per la incredibile saggezza ogni persona la rispettava nel profondo e provava verso di lei un timore misto a rispetto» (Socrate Scolastico, Storia Ecclesiastica, 7, 15).

Teodosio intervenì poi, dietro consiglio di Pulcheria, per mettere sul trono d’occidente Valentiniano III nel 425. L’occidente aveva infatti scelto come successore di Onorio Giovanni Primicerio, capo dei notai, e varato leggi che tutelavano la romanità, in netto contrasto con l’oriente sempre più grecofono e ortodosso; Ezio divenne anche capo dell’esercito, attaccando Bonifacio, messo in Africa da Teodosio II, e che aveva attirato lì i vandali. I quali si erano stanziati prima in Mauretania e Numidia, poi non contenti si erano presi l’Africa e l’impero d’occidente era stato costretto a cedere.

Pur di non accettare Giovanni come imperatore, tanto più che era entrato in contrasto con gli interessi orientali in Africa, Teodosio II ricorse alla zia Galla Placidia per porre il piccolo Valentiniano III sul trono. Giovanni fu catturato e ucciso ad Aquileia nel 425, mentre Valentiniano otteneva la porpora.

Sotto Teodosio II iniziò infine un lavoro di raccolta di leggi, che sfociò nel Codex Theodosianus, lavoro alla base del futuro Corpus Iuris Civilis di Giustiniano, firmato da entrambi gli augusti, Teodosio e Valentiniano, per mostrare una fittizia parvenza di unità. Più studioso che imperatore, Teodosio si spense infine il 28 luglio 450, dopo essersi spezzato la schiena cadendo da cavallo. Era continuato a rimanere inerte, come Arcadio, Onorio e Valentiniano di fronte alla disgregazione dell’impero occidentale.

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