Nerva, dopo l’assassinio di Domiziano avvenuto il 18 settembre del 96, riuscì nei sue due anni di governo a porre le basi per la dinastia più felice che abbia avuto l’impero romano: il 28 ottobre 97 – non sappiamo se con un abile colpo di mano o dietro pressioni di militari ispanici – decise infatti di adottare Marco Ulpio Traiano, governatore della Germania Superiore, militare di esperienza, nato in Betica ma di origini italiche. La scelta di Nerva non sarebbe potuta essere più felice: con Traiano si instaurava il principio dell’adozione, che per circa un secolo garantirà pace e prosperità:

«Per la buona sorte del senato, del popolo romano e di me stesso adotto Marco Ulpio Nerva Traiano!»

Cassio Dione, Storia Romana, 68, 3

L’apogeo dell’impero

Traiano era nato a Italica, il 18 settembre del 53 d.C. Dopo aver seguito il padre governatore di Siria, divenne console nel 91. Governatore della Germania Superiore quando Nerva lo adottò, gli successe già il 28 gennaio del 98. Il passaggio di potere non fu traumatico e avvenne senza problemi. Traiano decise però subito di espandere il corpo dei frumentarii, che da addetti al rifornimento del grano, divennero delle spie; introdusse anche una nuova guardia armata a cavallo, gli equites singulares, che sostituivano i germani corporis custodes usati dai Giulio-Claudi; tuttavia la provenienza etnica di queste truppe, per quanto regolamentate, era pur sempre germanica e pannonica in larga parte, reclutati fra le migliori truppe ausiliarie.

Traiano aumentò le distribuzioni di frumento al popolo; inoltre perfezionò il sistema degli alimenta, creato da Nerva: si trattava di prestiti perpetui al 5% concessi dal fisco imperiale ai proprietari italici; i proventi, riscossi dalle amministrazioni cittadine, erano usati per i bambini poveri. In tal modo si cercava sia di favorire la piccola proprietà italica sia di aumentare la quantità di italici “recrutabili”. Traiano inoltre obbligò i senatori a possedere un terzo delle loro proprietà sul suolo italico, che mantiene ancora un primato politico invidiabile (lo ius italicum era l’apice per un cittadino romano).

L’imperatore ispanico fu anche un costruttore: edificò le sue terme, create da Apollodoro di Damasco (nel 109), sopra la domus aurea, interrata, e diede finalmente a Roma un nuovo enorme porto esagonale, a Porto, a nord di Ostia, superando la soluzione di Claudio, il cui porto si era rapidamente insabbiato. Inoltre Traiano fece costruire un nuovo acquedotto, l’Aqua Traiana e, grazie anche al bottino della guerra dacica, realizzò un nuovo foro, con la Basilica Ulpia, i Mercati Traianei e la famosa Colonna, oltre a due biblioteche, una greca e una latina. Sotto Traiano si cominciano a palesare anche i primi problemi di convivenza con i cristiani. Plinio il giovane, legato di Bitinia, si ritrovò ad aver a che fare con loro. Scrisse a Traiano per chiedere cosa fare, e l’imperatore rispose con un rescritto imperiale che mostrava moderazione ed equilibrio:

«Mio caro Plinio, nell’istruttoria dei processi di coloro che ti sono stati denunciati come Cristiani, hai seguito la procedura alla quale dovevi attenerti. Non può essere stabilita infatti una regola generale che abbia, per così dire, un carattere rigido. Non li si deve ricercare; qualora vengano denunciati e riconosciuti colpevoli, li si deve punire, ma in modo tale che colui che avrà negato di essere cristiano e lo avrà dimostrato con i fatti, cioè rivolgendo suppliche ai nostri dei, quantunque abbia suscitato sospetti in passato, ottenga il perdono per il suo ravvedimento. Quanto ai libelli anonimi messi in circolazione, non devono godere di considerazione in alcun processo; infatti è prassi di pessimo esempio, indegna dei nostri tempi.»

Plinio il Giovane, Epistularum libri decem, X, 97

Traiano viene anche ricordato come uomo buono: rispettò gli altri e non si comportò come tiranno. Pare che a chi gli domandasse perché tenesse aperte le porte del palazzo imperiale, rivendo chiunque, avesse esclamato di voler trattare gli altri semplicemente come si sarebbe aspettato di essere trattato se fosse stato al loro posto. Si narra che in partenza per la campagna dacica una donna si gettò ai suoi piedi chiedendo giustizia per il figlio ucciso: Traiano rispose che se ne sarebbe occupato al ritorno, la donna che potrebbe non tornare, allora l’imperatore dice che se occuperà l’erede, al che la donna gli fece presente che non aveva eredi. In quel momento Traiano smontò da cavallo e cercò l’assassino, e solo dopo averlo trovato e assicurato alla giustizia ripartì per la sua spedizione.

Traiano è ricordato però principalmente come conquistatore: nel corso di due guerre, nel 101-102 e 105-106 sottomise i daci di Decebalo, vendicando le sconfitte subite ai tempi di Domiziano. Le gesta di Traiano sono raccontate sulla famosa Colonna, sulla cui cima era presente una statua dell’imperatore. Dopo duri combattimenti i romani sottomisero totalmente la Dacia, trasformandola in provincia. Era ricchissima d’oro, che affluirà nelle casse romane e garantirà cinquant’anni di prosperità economica. Venne annessa anche l’Arabia, con una successiva penetrazione romana sul mar Rosso e quindi una maggiore tutela dei commerci con l’oriente.

Qualche anno dopo Traiano, dopo aver annesso anche l’Arabia e l’Armenia, nel 114, ricevendo il titolo dal senato di optimus princeps, attaccò i parti, conquistando Ctesifonte nel 115. Nel 114 Traiano decise di accettare il titolo, da parte del senato, di optimus princeps, che condivideva con Giove. Nel Panegirico di Traiano, scritto da Plinio il Giovane, tratteggia l’imperatore come il principe ideale e lo stesso fa Dione di Prusa nei Discorsi sulla regalità: sostanzialmente Traiano è il perfetto civis romanus. Con il senato Traiano si comporta rispettosamente: aumentano sempre più i provinciali, che sono quasi la metà, ma l’imperatore obbliga ogni senatore a possedere almeno un terzo delle proprietà in Italia.

«[Traiano] Marciava a piedi insieme alle truppe del suo esercito, e si curava dello schieramento e la disposizione delle truppe durante tutta la campagna, conducendoli a volte in un solo ordine e a volte in un altro; ed attraversò tutti i fiumi che loro attraversavano. A volte anche fece anche sì che i suoi esploratori mettessero in circolazione notizie false, in modo che i soldati potessero fare pratica allo stesso tempo di manovre militari e diventare coraggiosi e pronti ad ogni eventuale pericolo. Dopo che aveva catturato Nisibis e Batnae gli fu conferito il nome di Parthicus; ma era molto più orgoglioso del titolo di Optimus rispetto a tutto il resto, in quanto esso si riferiva più al suo carattere rispetto alle sue armi.»

Cassio Dione Cocceiano, Storia romana, LXVIII, 23, 1-2

Tuttavia lasciò che il senato eleggesse i magistrati senza intromissioni (tranne alcuni casi come l’invio di Plinio in Bitinia) e perfeziona l’amministrazione, con una carriera definita per il ceto equestre, che ora ha il controllo degli apparati e uffici burocratici di tutto l’impero: tutti gli uffici centrali sono diretti da cavalieri tranne quello a libellis et censibus. Il regno di Traiano apporta poche correzioni nel complesso all’epoca di Domiziano (più che altro lascia una forte impronta edilizia grazie ai massicci bottini raccolti – come la costruzione del porto esagonale di Ostia e di numerosi monumenti celebrativi, come archi di trionfo), ma lascia un’ottima impressione ai contemporanei, tanto da lasciare l’espressione per i posteri: agli imperatori successivi si augurava di essere “più felici di Augusto e migliori di Traiano“.

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