Il Pantheon venne costruito da Vipsanio Agrippa, nel suo terzo consolato, quel 27 a.C. in cui Ottaviano ottenne il titolo di Augusto. Il tempio aveva forma diversa ed era rivolto in direzione opposta a quello attuale. Distrutto da un incendio, fu restaurato da Domiziano, ma nuovamente distrutto sotto Traiano, fu ricostruito da Adriano e terminato da Antonino Pio, stando all’Historia Augusta, sotto la supervisione di Apollodoro di Damasco, già creatore della Colonna Traiana. L’edificio si distingueva per l’enorme cupola circolare e doveva il suo nome alla grande quantità di statue di dèi che conteneva, diventando appunto tempio di tutti gli dèi.

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Dal tempio di Agrippa a quello di Adriano

«Marcus Agrippa, Lucii filius, consul tertium fecit»

«Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta»

CIL VI, 896

Grazie all’iscrizione del Pantheon è possibile collocare la prima edificazione a opera di Agrippa nel 27 a.C., durante il suo terzo consolato, anche se Cassio Dione lo elenca tra le opere completate da Agrippa nel 25 a.C., insieme alla Basilica di Nettuno e il Gymnasium Laconiano. Inoltre dietro al tempio di tutti gli dèi erano state realizzate le terme di Agrippa.

Questo primo tempio era di forma rettangolare, secondo gli scavi lungo 43,76m x 19,82m, con una cella disposta trasversalmente, di larghezza superiore alla lunghezza, come nel tempio della Concordia nel Foro, costruito in blocchi di travertino ricoperti da lastre di marmo. Era rivolto verso sud, in senso opposto all’edificio attuale, preceduto da un pronao di 21,26m di larghezza.

Di fronte al tempio c’era una specie di piazza che separava il tempio dalla Basilica di Nettuno, recintata da un muretto. La larghezza della cella del Pantheon di Agrippa aveva la stessa dimensione del diametro della cupola attuale, che quindi non solo si trova nello stesso posto, ma ne ricalca le dimensioni, infatti la profondità dell’edificio originale venne raggiunta da quello adrianeo con un pronao più lungo che giungeva alle medesime lunghezze originali.

Stando a Plinio il Vecchio, che vide il Pantheon originale, i capitelli erano in bronzo siracusano, c’erano statue frontonali e delle cariatidi, poste sulle colonne del tempio; all’esterno, nel pronao, c’erano statue di Augusto e Agrippa. Probabilmente il nome Pantheon venne attribuito al tempio perché ospitava numerose statue di varie divinità.

Il tempio venne danneggiato e infine distrutto da due incendi, nell’80 sotto Domiziano e nel 110 sotto Traiano. Fu allora che Adriano decise di ricostruirlo, affidando l’opera ad Apollodoro di Damasco, già creatore della Colonna Traiana. Anzi, forse probabilmente l’opera era già iniziata all’epoca dell’imperatore ispanico; infatti i blocchi laterizi sono databili agli anni 115-127 d.C., ma in ogni caso la ricostruzione avvenne tra il 112 e il 128 d.C., anno in cui venne nuovamente inaugurato da Adriano. E’ possibile che i ritardi di costruzione siano stati dovuti anche alle difficoltà del progetto: non solo la cupola era la più grande in calcestruzzo mai realizzata, ma perfino le colonne del pronao erano troppo grandi, tanto che ancora è possibile vedere la riduzione di grandezza di quest’ultime da 50 a 40 piedi e l’abbassamento del frontone.

Il Pantheon di Adriano prevedeva dunque un edificio a pianta quadrata con una cupola enorme, posto sullo stesso asse del tempio precedente ma con l’entrata dal lato opposto e un pronao molto più pronunciato per sopperire alla forma non più rettangolare; il tempio era preceduto da una piazza porticata su tre lati e pavimentata con lastre di travertino. Il pronao è ottastilo (16 colonne, di cui 8 di granito grigio dell’Isola d’Elba e 8 colonne di Granito da Mons Claudianus in Egitto) e misura 34,2m x 15,62m, preceduto da 5 gradini. E’ alto 14,15m e i fusti delle colonne misurano 1,48m di diametro alla base. Sulla facciata il fregio riporta ancora l’antica iscrizione di Agrippa in lettere in bronzo, recuperata dal tempio precedente, mentre sotto di questa, sull’architrave, è visibile l’iscrizione del restauro compiuto nel 202 da Settimio Severo.

Ma la parte più affascinante e famosa del tempio è la cupola, dal raggio di 21,72m, mentre l’altezza massima è 43,44m, esattamente il doppio: ciò significa che il tempio conteneva virtualmente una sfera perfetta. Decorata all’interno a cassettoni e ricoperta completamente in bronzo sul tetto, presenta un foro circolare al centro, un oculo di 9 metri, che illumina il tempio; i raggi solari, il 21 aprile, giorno di fondazione di Roma, colpiscono perfettamente il portone di entrata, ancora presente. Pesante 5.000 tonnellate, fu realizzata con una tecnica particolare.

Per fare in modo che non crollasse per il suo stesso peso, mano a mano che i romani progredivano verso l’alto, usavano materiali più leggeri. Tuttora resta la più grande cupola emisferica mai realizzata in calcestruzzo. Inoltre gli ingegneri e architetti romani riuscirono a realizzare questa cupola solo studiando le spinte, dato che non era sufficiente tirare su la cupola ma fare anche in modo che vi rimanesse. Per questo motivo il muro esterno fu realizzato con un complicato sistema di contrafforti e pilastri per scaricare efficacemente le spinte centrifughe che altrimenti l’avrebbero fatta crollare:

  • – il muro esterno supera di 8,4m il piede della cupola fungendo da contrafforte
  • – alla base della cupola è sovrapposta una serie di anelli di calcestruzzo a gradoni, visibili all’esterno, che scaricano i pesi
  • – sono presenti alcuni archi di scarico nel muro della rotonda
  • – sono presenti archi radiali tra i levelli superiori della perte interna e esterna

L’edificio sarebbe sicuramente andato distrutto nel Medioevo se non fosse stato che nel 609, dopo la donazione da parte dell’imperatore bizantino Foca a papa Bonifacio IV (608-615), venne trasformato nella chiesa cristiana di Sancta Maria ad Martyres. In questo modo il tempio si salvò dagli eventi successivi, con l’eccezione della spoliazione dell’imperatore bizantino Costante II che nel 663 fece asportare il bronzo del tetto e venne sostituito col piombo nel 735.

Attorno al 1000 prese il nome di Santa Maria Rotonda e sotto papa Eugenio IV (1431-1447) venne restaurato e ripulito delle botteghe che vi si erano insediate. Al momento dell’Unità d’Italia e alla presa di Roma venne deciso che sarebbe stato utilizzato come tomba per i re d’Italia, anche se alla fine ne poté ospitare solo due, Vittorio Emanuele II e Umberto I.

«Questo maraviglioso tempio, secondo il sentimento comune, […] si disse #Pantheon, perché era dedicato a tutti li Dei immaginati da’ Gentili. Nella parte superiore […] erano collocate le statue delli Dei celesti, e nel basso i terrestri, stando in mezzo quella di Cibele; è nella parte di sotto, che ora è coperta dal pavimento, erano distribuite le statue delli dei penati. […] Bonifazio IV. per cancellare quelle scioccherie, e sozze superstizioni, l’an. 607. purgatolo d’ogni falsità gentilesca, consagrollo al vero Iddio in onore della ss. Vergine, e di tutti i santi Martiri; perciò fece trasportare da varj cimiteri. carri di ossa di ss. Martiri, e fecele collocare sotto l’altare maggiore; onde fu detto s. Maria ad Martyres»

GIUSEPPE VASI, ITINERARIO ISTRUTTIVO PER RITROVARE LE ANTICHE E MODERNE MAGNIFICENZE DI ROMA, 1763

Foto del Pantheon

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Il Pantheon – il templio di tutti gli dèi
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