Il 29 maggio del 1453 i turchi penetravano nella città di Costantinopoli, ponendo fine al millenario impero bizantino (che altri non era che l’impero romano d’oriente, tanto che i suoi abitanti chiamavano se stessi romaioi, ossia romani). Era un martedì. Da allora per i greci sarà sempre un giorno nefasto.
L’assedio da parte del sultano turco Maometto II era iniziato il 6 aprile: oltre 100.000 turchi assediavano una città che era l’ombra di se stessa, protetta da soli 7.000 soldati e 26 navi (5.000 greci e 2.000 stranieri, quasi tutti italiani, 8 navi veneziane, cinque genovesi, una di Ancona, una della Catalogna e una della Provenza, oltre alle 10 bizantine). Aveva deciso che Costantinopoli doveva essere la capitale del suo impero.
I turchi, che ormai nei decenni precedenti erano già dilagati nei Balcani e avevano ridotto l’impero a suo vassallo e praticamente alla sola Costantinopoli, avevano dalla loro un’enorme cannone costruito per l’occasione, con cui aprirono diverse brecce, sempre richiuse dai greci e dagli italiani con materiali di fortuna.
Il 22 aprile i turchi, per fronteggiare i genovesi di Galata, trasportarono via terra alcune decine di navi turche dal lato opposto del Corno d’Oro.
I difensori, ora attaccati sia da terra che da mare, non potevano resistere a lungo con un perimetro difensivo così ampio e così pochi uomini.
Il 3 maggio una nave veneziana si allontanò in cerca dell’aiuto promesso, ma tornò venti giorni dopo, mentre i viveri ormai scarseggiavano, dopo aver setacciato l’Egeo, senza successo. L’imperatore Costantino XI Paleologo ringraziò personalmente, piangendo, ogni veneziano.
C’erano stati, nel frattempo, anche numerosi episodi e prodigi: un’eclissi di luna, l’icona della Vergine, portata in processione, cadde a terra e poco dopo scoppiò un violento temporale.
Il giorno dopo una fitta nebbia, insolita per maggio, ricoprì Costantinopoli. La cupola di Santa Sofia fu avvolta da un bagliore rossastro e poco dopo si dissolse: per bizantini e turchi era un segno inequivocabile della sventura dei primi e della fortuna dei secondi.
Il 26 maggio Maometto II decise che l’assedio doveva terminare. Per due giorni andarono avanti i preparativi, nel frastuono generale, poi il 28 diede un giorno di riposo ai suoi uomini. Il giorno seguente sarebbe partito l’assalto finale. Nel frattempo i bizantini si erano chiusi in preghiera a Santa Sofia. All’una e mezza del 29 maggio 1453 cominciò l’attacco.
Il sultano turco mandò avanti prima gli irregolari, i bashi-bazouk; sapeva che per avere la meglio non doveva dare tregua ai difensori. Tre ore dopo gli diedero il cambio le truppe dell’Anatolia, ma furono accerchiate e ricacciate da Costantino XI, mandando su tutte le furie Maometto II.
Non era finito il secondo attacco che i turchi attaccarono con i giannizzeri, il corpo d’élite. I difensori cercarono disperatamente di difendersi, finché poco dopo l’alba Giovanni Giustiniani, a comando dei genovesi, fu ferito gravemente; i genovesi lo portarono via e abbandonarono la posizione.
I giannizzeri massacrarono quasi del tutto i greci. In una torre vicina i turchi irregolari issarono una bandiera: un paio d’ore prima i turchi avevano scoperto una porta nelle mura usata dai genovesi per fare sortite.
Era mattina presto e c’era la luna calante. Le mura erano cosparse di morti; i veneziani erano scappati al porto e i genovesi a Galata, riuscendo a fuggire. L’imperatore probabilmente si era gettato nella mischia ed era morto combattendo: non venne mai trovato.
I turchi fecero un massacro, saccheggiarono la città (Maometto II aveva concesso tre giorni di saccheggio ma diede ordine di terminarli la prima sera), catturarono molte donne. Ad appena ventun anni era padrone di Costantinopoli.
Da allora la luna calante diventerà simbolo dei turchi e tutt’ora è parte della bandiera; la città di Costantinopoli mantenne il suo nome ma a questo si unì un altro, popolare, di Istanbul, nato forse dall’errata lettura dei cartelli nei pressi della città “eis ten polin” (verso La Città) e che diventerà il nome ufficiale dopo la fine dell’impero ottomano in seguito alla prima guerra mondiale.
Bibliografia in pillole:
- A short history of Byzantium, by John Julius Norwich, Penguin Books, London, 1997
Storie Romane è totalmente gratuito. Nel caso volessi contribuire al progetto puoi donare qui:https://www.paypal.me/GConcilio
Segui STORIE ROMANE su:
SITO WEB: www.storieromane.it
FACEBOOK: https://www.facebook.com/storieromane/
GRUPPO FB: https://www.facebook.com/groups/storieromane/
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/storieromane/
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCkjlPXgBsFB-fmU86L296JA
TWITTER: https://twitter.com/storieromane/
Voi che ne pensate? Commentate e condividete 🙂