I romani durante la repubblica adottarono la lorica hamata (la cotta di maglia ad anelli) come principale armatura difensiva, tanto da diventare nel I secolo a.C. la protezione più diffusa tra i legionari. Tuttavia l’incontro con nuovi nemici li spinse a realizzare un nuovo modello di lorica, chiamato dai moderni segmentata, poiché non abbiamo idea di come la definissero gli antichi.

Una nuova armatura

Quando il triumviro Marco Linicio Crasso venne pesantemente sconfitto dai parti a Carre, nel 53 a.C., trovandovi la morte, Cicerone si accorse che l’equipaggiamento utilizzato non era adatto ad affrontare un nemico così mobile in pieno deserto. Diceva infatti al fidato Attico: “Contra equitem parthum negant ullam armaturam meliorem inveniri posse” (Ad familiares, 9, 25), ovvero “negano che si possa inventare un’armatura migliore per affrontare i cavalieri parti”. In questo caso Cicerone non fa riferimento ai catafratti, che i romani avevano già affrontato contro i seleucidi e Mitridate, ma bensì ai terribili hippotoxotai, gli arcieri a cavallo, che inondarono di frecce l’esercito di Crasso, impossibilitato a muoversi, poiché sotto la minaccia combinata dei catafratti.

Di fatto pochi anni dopo cominciò a divenire comune una nuova armatura, fatta di fasce di ferro che avvolgevano il torace: la lorica segmentata (letteralmente “armatura a segmenti), i cui rinvenimenti più antichi risalgono alla fine del I secolo a.C. e l’inizio del I d.C. I test moderni hanno determinato come effettivamente l’armatura non solo fosse lievemente più leggera di un’hamata (anche se meno confortevole), ma nettamente più resistente al lancio di dardi, che invece penetravano tra gli anelli o li spezzavano. Inoltre la lorica combinava anche una forte protezione contro fendenti e colpi dall’alto, che venivano dispersi grazie alle placche sovrapposte delle spalle, risultando quindi particolarmente utile pure nei combattimenti contro i barbari. Successivamente vennero impiegate anche nuove protezioni aggiuntive, come manicae segmentate per il braccio destro, per difendersi dalle falci daciche, forse rimodellate sulle protezioni in uso dai gladiatori, dalle quali a loro volta forse avevano tratto spunto per realizzare la segmentata.

Riguardo il suo nome le fonti tacciono e si possono fare solo ipotesi. La più accreditata la vorrebbe legata al termine clibanarius, che indicava un soldato particolarmente corazzato, legandolo anche a un passo di Ammiano Marcellino in cui parla di soldati clibanarii che seguivano l’imperatore Giuliano. Il termine tra l’altro in greco e poi nell’impero bizantino (klibanon) indicava appunto le armature lamellate che usavano i cavalieri catafratti. Probabilmente la parola greca, da cui deriva quella latina, viene da “kribanos” (teglia da forno per il pane). Non solo, sappiamo grazie alla Notitia Dignitatum, che esistevano fabbriche dedicate alla produzione di armature dette clibanariae, diverse dalle altre.

«et incedebat hinc inde ordo geminus armatorum clipeatus atque cristatus corusco lumine radians nitidis loricis indutus, sparsique cataphracti equites quos clibanarios dictitant, [personati] thoracum muniti tegminibus et limbis ferreis cincti ut Praxitelis manu polita crederes simulacra non viros quos laminarum circuli tenues apti corporis flexibus ambiebant per omnia membra diducti ut quocumque artus necessitas commovisset vestitus congrueret iunctura cohaerenter aptata»

«Marciava dall’una e dall’altra parte una doppia schiera di soldati rivestiti di lucide corazze, con scudi ed elmi adorni di creste risplendenti di luce corrusca. Venivano in ordine sparso i corazzieri a cavallo, chiamati di solito clibanari, i quali erano forniti di visiere e rivestiti di piastre sul torace. Fasce di ferro avvolgevano le loro membra tanto che si sarebbero creduti statue scolpite da Prassitele, non uomini. Erano coperti da sottili lamine di ferro disposte per tutte le membra ed adatte ai movimenti del corpo, di modo che qualsiasi movimento fossero costretti a compiere, la corazzatura si piegasse per effetto delle giunture ben connesse.»

Ammiano marcellino, XVI, X, 8

L’utilizzo presso reparti di cavalleria sembrerebbe tra l’altro confermato dal fatto che diverse segmentate sono state rinvenute in castra in cui risiedevano ali di cavalleria o anche coorti ausiliarie. Di fatto il suo uso doveva essere nettamente più trasversale di quanto ci lasci intendere la colonna traiana, che identifica i legionari in base all’utilizzo della segmentata. Armatura che tra l’altro non soppiantò le altre: in base al monumento di Adamklissi in Romania, eretto dagli stessi legionari, possiamo vedere come questi preferissero usare armature a squame o ad anelli (mentre la manica segmentata è onnipresente per affrontare le falci daciche), che poi torneranno in auge dal III secolo.

Infatti l’armatura a segmenti venne utilizzata principalmente dall’epoca della nascita di Cristo alla metà del III secolo d.C., per poi scomparire (tranne forse qualche utilizzo per la cavalleria catafratta come detto in precedenza). Non è dato sapere come mai, sebbene il periodo dell’anarchia militare deve essere stato determinante: probabilmente furono una serie di fattori economici (costava molto mantenerla), di tattiche (meno combattimenti serrati) e politici, che videro l’immissione di più reparti barbarici che probabilmente preferivano usare armature differenti.

Modelli

Il modello più antico è il tipo Corbridge, rinvenuto nell’omonimo sito britannico, che utilizzava un sistema di ganci, lacci in cuoio e fibbie. Tuttavia l’utilizzo del cuoio rendeva i punti di giunzione piuttosto fragili e non era l’ideale insieme all’ottone che formava i ganci. Si differenzia tra due modelli, A e B, a seconda del tipo di aggancio alle lamine superiori, uno in cuoio e l’altro in metallo, decisamente più resistente e probabilmente un’innovazione del precedente.

Successivamente, nel II-III secolo, venne soppiantata dal modello Newstead, che rimuoveva il cuoio per passare a soli agganci in metallo, rendendola più resistente, oltre a piastre più grandi. Tendenzialmente era ancora più resistente della precedente.

Evidenze archeologiche

Kalkriese sono stati rinvenuti i più antichi esemplari di lorica segmentata, l’armatura più diffusa che raffigura il legionario romano in epoca moderna. L’armatura fu adottata a ridosso della nascita di Cristo e divenne la principale armatura legionaria per i due secoli seguenti, sparendo completamente nel corso del III secolo. Il motivo della sua scomparsa è ignoto, in quanto teoricamente migliore delle loricae hamatae (cotte di maglia) e loricae squamatae (corazze a squame), uniche armature usate a partire dalla metà del III secolo d.C. Così come la scomparsa dello scutum rettangolare, scomparso anch’esso nel III secolo. Il motivo è da ricondursi forse a tattiche di combattimento differenti (meno battaglie campali e più scaramucce) e/o a costi di produzione/manutenzione troppo elevati per le casse tardoantiche. Test moderni hanno dimostrato che la lorica segmentata offriva un’ottima protezione da fendenti (il colpo si disperdeva sui segmenti adiacenti) e permetteva nella quasi totalità dei casi di respingere le frecce.

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La lorica segmentata
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