Durante il principato, fino a Caracalla, gli ausiliari romani, reclutati in larga parte tra i peregrini (gli abitanti delle province conquistate da Roma che non erano cittadini romani), ricevevano al congedo, dopo 25 anni di servizio, la cittadinanza romana. Il documento che la attestava era un diploma militare, una tavoletta di bronzo, composta di due parti, sigillate. All’esterno della tavola frontale era scritto che il soldato aveva ottenuto la cittadinanza (emerita o honesta missio), in quella posteriore c’erano i sigilli con i nomi dei 7 testimoni. All’interno, per evitare contraffazioni, entrambe le tavole riportavano il testo di quella frontale.
Gli ausiliari nell’esercito romano
Alla fine dell’epoca repubblicana i romani facevano affidamento su truppe non regolari fornite da moltissimi regni clienti, specialmente in oriente; Pompeo ad esempio poteva vantare numerose amicizie grazie alle quali poté arruolare numerosi soldati per combattere Cesare. Augusto stabilizzò molti di questi reparti, inquadrandoli negli auxilia, divisi in coorti e alae ausiliarie, ma fu solo Claudio a regolamentare il percorso di carriera per gli ufficiali romani (cavalieri) che le comandavano.
L’esercito dei Severi
Nel III secolo l’esercito romano subisce delle modifiche e delle innovazioni; nuove legioni vengono arruolate e i cavalieri cominciano a scalare i ranghi.
La legione romana
La legione romana nel corso del tempo muta da contadini-soldati che difendono la terra a forza professionale e volantaria regolarmente retribuita.
Le follie di Eliogabalo
Quando il quattordicenne Bassiano prese il potere, sotto la tutela della madre, si concentrò pienamente sulla lussuria e il culto solare siriano.
“Molti furono quelli che, attratto dalle loro bellezze fìsiche, #Eliogabalo portò a palazzo, prendendoli dal teatro, dal circo, o dall’arena. Aveva poi una violenta passione per Ierocle, tanto da arrivare a baciarlo nell’inguine – roba che fa vergogna anche solo a dirla – affermando che così lui celebrava i riti della dea Flora. Commise incesto con una vergine Vestale. Profanò i sacri culti del popolo romano, depredando i reliquiari dei templi. Avrebbe voluto persino spegnere il fuoco perenne. Né ebbe in animo soltanto di abolire i culti romani, ma quelli di tutto il mondo, animato da quest’unica aspirazione, che il dio Eliogabalo fosse venerato ovunque.” (HISTORIA AUGUSTA, ELIOGABALO, 5, 1-5; 6, 1-9; 7, 1-4)
Massimino, l’imperatore gigante
Massimino è dipinto dalle fonti antiche come un semibarbaro di dimensioni enormi, dalla forza sovraumana e dai tratti barbarici. Fu solo propaganda del senato?
Caracalla e il mito di Alessandro Magno
Caracalla vedeva in Alessandro il Grande un mito da emulare; tanto in questioni di cittadinanza che in conquiste militari. Il principe morì infatti in oriente.
Claudio e i galli in senato
Essere romani non significava essere abitanti di Roma. O del lazio. O dell’Italia. Anzi, per i romani, chiunque (o quasi) poteva diventare un cittadino.
La crisi economica dell’impero romano
Tra la fine del II e l’inizio del III secolo l’impero visse una profonda crisi, anche economica, che sarebbe esplosa alla metà del III secolo.
Il Circo Massimo
L’area del Circo Massimo fu utilizzata fin dai tempi di Romolo per corse di carri, la prima delle quali fu usata per ingannare i sabini e fare il famoso ratto.