La guerra tra Roma e Cartagine durò dal 264 al 241 a.C. Nata dalla richiesta di aiuto dei Mamertini, si trascinò per lunghi anni, passando attraverso la disastrosa morte di Attilio Regolo in Africa ed episodi come quello del console Publio Claudio Pulcro che, nel 248 a.C., non ottenendo il risultato sperato dai polli augurali, i quali avevano deciso di non beccare il mangime (considerato di buon augurio), li fece gettare in mare esclamando: “se non vogliono mangiare, che bevano”. (Polibio, Storie, I, 49).
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur
«Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur»
«Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXI, 7)
Catone e il mos maiorum
I principi del mos maiorum strenuamente difesi da Catone, i mores (ossia le abitudini), erano riassumibili in alcune caratteristiche chiave come fides (la fede, onestà), la pietas ( il rispetto verso gli dei, la patria, i genitori e i parenti: una sorta di amore “doveroso”), la maiestatis (la dignità e grandezza dello stato, l’appartenenza al popolo romano, destinato a dominare le genti), la virtus (la virtù: sapere cosa è giusto e sbagliato, negli interessi della repubblica romana e successivamente anche di se stessi) e infine la gravitas (l’autocontrollo e serietà, senza eccessi).
Roma contro i Diadochi
Nel corso di tre guerre macedoniche, la vittoria delle Termopili e di Magnesia, le donazioni di Attalo III di Pergamo e le conquiste tardorepubblicane di Pompeo, Cesare e Ottaviano, l’oriente greco-macedone cadde sotto la dominazione romana.
Scipione Africano: dall’apogeo al declino
Finita la guerra annibalica con la vittoria di Zama, Scipione nel 199 diventò censore, princeps senatus e di nuovo console nel 194. Insolitamente per l’epoca si ritirò a vita privata, ma nel 190 accettò di andare come legato del fratello Lucio e Gaio Lelio, entrambi consoli, in Grecia, ad affrontare Antioco III, re dei Seleucidi. Dopo la vittoria a Magnesia del fratello Scipione Asiatico si ritirò a vita privata, rispedendo indietro le accuse mosse da Catone il Censore che lo accusava di peculato in seguito alla pace di Apamea. Sarebbe morto a Literno, dove la sua tomba lanciava una pesante invettiva allo stato romano, che non gli era stato riconoscente:
«Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes»
«Patria ingrata, non avrai mai le mia ossia»
VALERIO MASSIMO, V, 3, 2
La terza guerra punica
«Ceterum censeo Carthaginem esse delendam»
«Inoltre ritengo che Cartagine debba essere distrutta»
Così era solito terminare i propri discorsi in senato Marco Porcio Catone, detto il Censore per via della carica che aveva ricoperto e della sua vena censoria. A cinquant’anni dalla fine della seconda guerra punica (218-202 a.C.) scadevano i tributi di guerra che Cartagine doveva pagare (200 talenti l’anno – ossia più di 5 tonnellate d’argento) e molti senatori erano timorosi di una possibile rinascita della potenza nordafricana.
La battaglia di Talamone e Clastidium
Dopo la prima guerra punica i romani riuscirono ad espandersi nel nord Italia, vincendo i galli a Talamone e Clastidium. Marcello ottenne la spolia opimia.
Claudio Marcello: La spada di Roma
Annibale era così amareggiato dal confronto mai vittorioso con Marcello, tanto da far dire al comandante punico: “Fabio Massimo mi impedisce di combattere , Marco Claudio Marcello di vincere”.
Gli ozi di Capua
Quando la città di Capua si consegnò ai cartaginesi quest’ultimi rimasero irretiti dalle ricchezze cittadine, finendo per perdere di vista l’obiettivo romano.
La straripante vittoria del Metauro – la vendetta contro Annibale
Dopo le travolgenti vittorie del Ticino, della Trebbia, del Trasimeno e di Canne, nei primi due anni di guerra, l’avanzata di Annibale sembrava inarrestabile.