I principi del mos maiorum strenuamente difesi da Catone, i mores (ossia le abitudini), erano riassumibili in alcune caratteristiche chiave come fides (la fede, onestà), la pietas ( il rispetto verso gli dei, la patria, i genitori e i parenti: una sorta di amore “doveroso”), la maiestatis (la dignità e grandezza dello stato, l’appartenenza al popolo romano, destinato a dominare le genti), la virtus (la virtù: sapere cosa è giusto e sbagliato, negli interessi della repubblica romana e successivamente anche di se stessi) e infine la gravitas (l’autocontrollo e serietà, senza eccessi).
Scipione Africano: dall’apogeo al declino
Finita la guerra annibalica con la vittoria di Zama, Scipione nel 199 diventò censore, princeps senatus e di nuovo console nel 194. Insolitamente per l’epoca si ritirò a vita privata, ma nel 190 accettò di andare come legato del fratello Lucio e Gaio Lelio, entrambi consoli, in Grecia, ad affrontare Antioco III, re dei Seleucidi. Dopo la vittoria a Magnesia del fratello Scipione Asiatico si ritirò a vita privata, rispedendo indietro le accuse mosse da Catone il Censore che lo accusava di peculato in seguito alla pace di Apamea. Sarebbe morto a Literno, dove la sua tomba lanciava una pesante invettiva allo stato romano, che non gli era stato riconoscente:
«Ingrata patria, ne ossa quidem mea habes»
«Patria ingrata, non avrai mai le mia ossia»
VALERIO MASSIMO, V, 3, 2
La terza guerra punica
«Ceterum censeo Carthaginem esse delendam»
«Inoltre ritengo che Cartagine debba essere distrutta»
Così era solito terminare i propri discorsi in senato Marco Porcio Catone, detto il Censore per via della carica che aveva ricoperto e della sua vena censoria. A cinquant’anni dalla fine della seconda guerra punica (218-202 a.C.) scadevano i tributi di guerra che Cartagine doveva pagare (200 talenti l’anno – ossia più di 5 tonnellate d’argento) e molti senatori erano timorosi di una possibile rinascita della potenza nordafricana.
Carthago delenda est
Catone era solito terminare i suoi discorsi in senato con “ceterum censeo Carthaginem esse delendam”, ossia “Carthago delenda est”, “Cartagine deve essere distrutta”.
Il mundus: il collegamento tra il mondo dei morti e quello dei vivi
Il mundus era la fossa che, creata quando si fondava una città, collegava il mondo dei morti con quello dei vivi. Era riaperto solo in rare occasioni.