La tragica fine di Valente ad Adrianopoli

La tragica fine di Valente ad Adrianopoli

«Al primo scendere delle tenebre, l’imperatore — così almeno si poteva supporre in quanto nessuno dichiarò d’averlo visto o di essersi trovato presente — cadde fra i soldati colpito mortalmente da una freccia e subito spirò. […] Altri dicono che Valente non sia morto subito, ma che, trasportato con alcune guardie del corpo e pochi eunuchi nei pressi di una casetta di campagna che aveva un secondo piano ben fortificato, mentre veniva curato da mani inesperte, sia stato circondato dai nemici, i quali ignoravano chi fosse, e sia sfuggito al disonore della prigionia. Infatti, poiché gli inseguitori avevano tentato di sfondare le porte che erano sbarrate, venivano attaccati dalla parte elevata della casa per cui, per non perdere l’occasione di saccheggiare a causa di un indugio da cui non avrebbero potuto liberarsi, raccolti fasci di paglia e legna, diedero loro fuoco e bruciarono l’edificio con quanti vi si trovavano. Una delle guardie del corpo, balzata dalla finestra, fu catturata dai barbari e narrò quant’era accaduto, il che li rattristò in quanto si videro privati di una grande gloria poiché non avevano preso vivo il capo dello stato romano.»
(AMMIANO MARCELLINO, STORIE, XXXI, 13, 8-16)

Le mura Teodosiane di Costantinopoli

Le mura Teodosiane di Costantinopoli

Nel 408 Teodosio II, appena succeduto ad Arcadio, iniziò la costruzione delle nuove mura, a circa 1,5 km dal centro cittadino, dietro pressioni del prefetto al pretorio d’oriente Flavio Antemio (Teodosio aveva solo sette anni). Lunghe 5.630 metri, si estendono dal Mar di Marmara alle Blacherne (dove sorgerà il secondo Palazzo imperiale) vicino il Corno d’Oro, vennero completate nel 413. Le mura sono dotate di due linee di mura, con un fosso davanti la più bassa. La cinta muraria principale, la Grande Muraglia “Ἕσω Τείχος” è larga 5 metri e alta 12.

Le riforme di Costantino

Le riforme di Costantino

Costantino riformò profondamente l’amministrazione e la burocrazia, sulla strada di Diocleziano, e anche l’esercito, con la definitiva distinzione in limitanei (truppe di frontiera) e comitatensi (di movimento, stanziate all’interno). Sciolse inoltre la guardia pretoriana dopo la vittoria contro Massenzio, a cui era rimasta fedele. Inoltre, introdusse l’aurum tironicum, una tassa in oro che sostituiva la fornitura di reclute da parte dei proprietari terrieri, con cui si assoldavano preferibilmente barbari. Non è un caso che moltissimi comandanti romani del IV secolo abbiano nomi e origine barbariche.