Vespasiano: un imperatore muore in piedi

Vespasiano: un imperatore muore in piedi

“Al primo attacco della malattia: «Ahimè», disse, «credo che sto diventando un dio». […] continuava a compiere, come al solito, i suoi doveri d’imperatore, tanto da ricevere le legazioni perfino mentre stava a letto. Ma, quando un improvviso attacco di diarrea lo ridusse allo stremo, disse che «un imperatore doveva morire in piedi»; e, mentre si sforzava di alzarsi, spirò tra le braccia di quelli che lo sostenevano” (Svetonio, vita di Vespasiano 23-24)

Le coorti pretoriane – La guardia dell’imperatore

Le coorti pretoriane – La guardia dell’imperatore

L’uso di coorti scelte di pretoriani divenne sempre più diffuso nella tarda repubblica, finché Augusto regolamentò il corpo, stabilendo che avesse 9 coorti, ognuna comandata da un tribuno. A capo c’erano due prefetti al pretorio tratti dall’ordine equestre. Tiberio decise poi di prendere le 9 coorti, sparse in varie città d’Italia, e stabilirle nei castra praetoria. In suo onore i pretoriani ottennero anche come simbolo lo scorpione, segno zodiacale dell’impero.

Il passaggio dalla repubblica all’impero

Il passaggio dalla repubblica all’impero

«Sebbene il popolo gli offrisse con grande insistenza la dittatura, egli, piegato in ginocchio, tiratasi giù dalle spalle la toga e denudatosi il petto, supplicò di non addossargliela. Respinse sempre con orrore, come un insulto infamante, l’appellativo di padrone. Una volta, mentre egli assisteva allo spettacolo, poiché in un mimo era stata recitata l’espressione: O giusto e buon padrone! tutti quanti, come se fossero pienamente d’accordo che il verso si riferisse a lui, applaudirono esultanti; Augusto prima frenò quelle indecorose adulazioni con la mano e con il volto, poi, l’indomani, le redarguì con un durissimo comunicato. Da allora non tollerò di essere chiamato padrone nemmeno dai suoi figli o nipoti, né sul serio né per gioco, e vietò simili piaggerìe anche tra loro stessi.»

La dinastia dei Flavi – Da Vespasiano a Domiziano

La dinastia dei Flavi – Da Vespasiano a Domiziano

Alla fine dell’anno dei quattro imperatori trionfò Vespasiano, che diede vita alla seconda dinastia dell’impero romano, quella dei Flavi. L’imperatore non era più, grazie alla lex de imperio Vespasiani, un privato cittadino primus inter pares tra i senatori, legittimato a governare la res publica in quanto discendente di Cesare, ma un senatore che otteneva il pieno riconoscimento costituzionale della sua posizione di imperatore dei romani.

La distruzione del tempio di Gerusalemme

La distruzione del tempio di Gerusalemme

I romani dopo duri scontri erano arrivati ormai al piazzale del tempio di Erode a Gerusalemme, ma continuavano a essere ricacciati dai nemici che non volevano a nessun costo cedere il tempio ai romani. Infine qualche romano lanciò delle fiaccole dando fuoco al tempio; scoppiò il caos, i romani che non ne potevano più della resistenza nemica macellarono chiunque si trovarono davanti. Tito, che si era ritirato nella sua tenda accorse, entrò nel tempio e diede ordine di spegnere l’incendio e di far bastonare chiunque disobbedisse. Ma i romani ormai erano intenti a sfogarsi sui nemici e bruciarono definitivamente il tempio. Si passò al saccheggio, e furono portati fuori tutti i tesori presenti, tra cui la Menorah, rappresentata sull’arco di Tito. La città era stata infine presa, ma l’assedio era stato un bagno di sangue e il tempio era stato distrutto.