Anastasio nacque nel 430 a Durazzo; era soprannominato dicorus poichè aveva gli occhi di due colori diversi, uno nero e uno blu (dikoros in greco vuol dire “due pupille”). Non si sa quasi nulla della sua carriera, se non che nel 491 era uno dei tre decurioni silentiarii, i funzionari incaricati di mantenere il silenzio durante le cerimonie.

Alla morte di Zenone non c’erano successori; il popolo, l’esercito, il senato e la corte aspettavano nel circo un successore. Ariadne, la moglie dell’imperatore defunto, fece un discorso alla folla, per calmarla, che gli rispose chiedendo un imperatore ortodosso. A palazzo intanto non si riusciva a trovare un nome condiviso, e dietro proposta del praepositus sacri cubiculi Urbicio Ariadne decise di scegliere lei il successore, che fu proprio Anastasio.

Dopo il funerale di Zenone ebbe luogo la cerimonia di incoronazione, già profondamente legata a elementi sacri in oriente, con Anastasio, che dopo aver indossato le vesti imperiali ed essere stato acclamato dalla folla venne issato sugli scudi (uno dei rari simboli antichi sopravvissuti), ma la corona gli venne affidata dal patriarca di Costantinopoli, dove il rapporto tra Chiesa e Stato era già dunque potenzialmente conflittuale già nel V secolo. Investito di tutte le insegne imperiali, l’imperatore tornò tra la folla, che lo acclamò Augusto. Era l’11 aprile del 491; il 20 maggio sposò Ariadne, legittimando ulteriormente la sua successione.

Anastasio si concentrò sul risanamento delle finanze pubbliche, duramente provate dal regno di Zenone. Cancellò il Chrysargyrion e l’auri lustralis collatio, una tassa quinquennale imposta ai tempi di Costantino sul commercio, ma impose che l’annona, la tassa per rifornire l’esercito, andasse pagata in moneta e non più in natura, come era dai tempi di Marco Aurelio. Ciò permise l’entrata di enormi somme di denaro, ma impoverì i contadini, che spesso si ribellarono. Ma d’altra parte ciò fece circolare nuovamente moneta nei piccoli commerci, ripristinando anche il follis di rame. I vindices, ufficiali pubblici, al posto dei decurioni, furono incaricati della riscossione. Il risultato che alla sua morte Anastasio lasciò un enorme patrimonio di 320.000 libbre d’oro, il triplo del bilancio annuale.

Anastasio fu altrettanto oculato in politica estera, riconoscendo subito Teoderico come padrone dell’Italia, che aveva conquistato nel 493; gli ostrogoti manterranno ottimi rapporti con i romani d’oriente fino alla morte del re amalo, e ancora sotto Atalarico (526-34). Nel frattempo però erano insorti gli isaurici sotto la guida del fratello di Zenone Longino, che fu sconfitto e esiliato in Egitto. Nel 502-6 ci fu anche una guerra tra romani e persiani; quest’ultimi avevano preso la fortezza di Amida, ma infine la discesa degli unni spinse i persiani ad arretrare. Anastasio ne approfittò per costruire la fortezza di Dara, non lontano da Nisibi, e fece erigere il Muro Anastasiano (lungo 64 km) per proteggere Costantinopoli lungo la Propontide e il Mar Nero.

Dal punto di vista religioso l’imperatore non era quel principe ortodosso che aveva richiesto il popolo, essendo monofisita. Ebbe anche un ruolo nell’allontanamento dalla Chiesa di Roma, sostenendo Lorenzo contro Simmaco, candidato del clero romano.

Oltre ai problemi religiosi c’erano attriti tra le squadre dei carri dei verdi e degli azzurri, che a Costantinopoli erano diventati dei veri e propri partiti popolari, essendo parte della milizia cittadina e attivi nella riparazione delle mura. Gli azzurri rappresentavano i senatori e i latifondisti, mentre i verdi i commercianti, i burocrati e i provinciali; gli attriti erano anche religiosi poichè i primi erano generalmente ortodossi mentre i secondi monofisiti o comunque eretici. Anastasio parteggiava per i verdi.

Nel 512 scoppiò una rivolta contro il monofisismo e Anastasio la placò mostrandosi senza corona e pronto ad abdicare. Fu allora che Vitaliano, comandante dei foederati in Tracia si ribellò, presentandosi come difensore dell’ortodossia, riportando anche diverse vittorie ma venendo infine sconfitto da Marino di Siria in una battaglia navale nei pressi di Bytharia. Poco tempo dopo l’imperatore morì, tra l’8 e 9 luglio del 518, a quasi novant’anni. Nonostante i problemi religiosi aveva risanato le casse imperiali; tuttavia non aveva un figlio e si presentava nuovamente il problema della successione: decise di scegliere fra i suoi tre nipoti.

Da uomo di fede, Anastasio pose un bigliettino con un messaggio sotto tre divani, e chi si sarebbe seduto lì sarebbe stato il successore. Ma due di loro si sedettero sullo stesso divano (si vociferava che fossero amanti) e nessuno venne scelto. L’imperatore non si diede per vinto e decise che sarebbe diventato suo successore il primo che sarebbe passato a salutarlo la mattina seguente: fu il comandante della guardia, il comes excubitorum Giustino.

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