Spartacus è un film del 1960 diretto da Stanley Kubrick (dopo l’abbandono di Anthony Mann), tratto dall’omonimo romanzo di Howard Fast del 1952.
Gladiatore
Libia, I sec. a.C.. Spartaco è uno schiavo trace nelle miniere romane. Un giorno tenta di soccorrere un compagno ferito e ferisce un soldato romano. Volendo fare di lui un esempio, viene fatto legare alle rocce sotto il sole cocente in attesa della morte. Lentulo Batiato, lanista di Capua, giunto sul posto per comprare degli schiavi, si imbatte in Spartaco, rimanendo colpito dal carattere e dal fisico poderoso. Decide quindi di comprarlo, salvandolo alla morte. Giunto a Capua, Spartaco viene addestrato nella scuola di Batiato come gladiatore.
Un giorno ai migliori allievi viene concessa una donna nella loro cella, e a Spartaco tocca Varinia, una schiava della lontana Britannia. Il trace se ne innamora, e per rispetto nei suoi confronti rifiuta di giacere con lei, disobbedendo agli ordini. Il tempo passa e Spartaco, privato di Varinia, si distingue dai compagni per le sue capacità e la sua forza di carattere. Un giorno giungono alla scuola di gladiatori Marco Licinio Crasso e il suo amico Marco Publio Glabro. Sono importanti senatori e chiedono a Batiato un combattimento a morte tra due coppie di schiavi per festeggiare il matrimonio di Glabro e la sua nomina a capo della guarnigione di Roma, orchestrata dietro le quinte da Crasso, il quale ha corrotto i senatori in modo da ridurre il potere di Sempronio Gracco, l’anziano capo del Senato e del partito della plebe.
Nonostante le prime incertezze di Batiato, secondo cui un duello a morte viola la tradizione di Capua, Crasso offre ventimila sesterzi e ottiene due grandi coppie di gladiatori pronte a uccidersi: tra di essi vi è Spartaco, che viene fatto duellare contro Draba, che al termine del duello ha la meglio sul trace e, anziché uccidere il rivale sconfitto, tenta di togliere la vita agli illustri spettatori, finendo con l’essere trucidato dai romani.
Rivolta
Il giorno dopo, Spartaco scopre che Varinia è stata venduta a Crasso e che si trova già in viaggio per Roma. Dopo un litigio con Marcello (l’addestratore dei gladiatori), Spartaco si ribella, trovando l’appoggio dei compagni, i quali distruggono la scuola e trucidano il presidio romano. Poco dopo, a Roma, il Senato dibatte allarmato sugli sviluppi della situazione: gli schiavi hanno saccheggiato il contado e raso al suolo molti ricchi poderi, tra i quali quelli di alcuni importanti senatori.
Alcuni propongono di richiamare Pompeo dalla Spagna, ma Gracco, astuto ed esperto politico, sfrutta la situazione per colpire Crasso: propone che Glabro vada a rispondere all’emergenza con sei coorti e che il giovane Caio Giulio Cesare prenda il suo posto. Il Senato accetta.
Glabro s’incontra con Crasso, che s’infuria, ma sa di non poter rispondere a questa mossa e rifiuta il consiglio dell’amico di marciare su Roma con l’esercito, come fece Silla. Lo prega quindi di lasciare Roma di notte, in silenzio, e di vincere a tutti i costi nel tentativo di rimettere a posto le cose in ambito politico.
Tentativo di fuga
Nel frattempo, Spartaco continua ad accogliere tra le proprie schiere numerosi schiavi e disperati, e si ricongiunge con Varinia, sfuggita da Batiato. Stabilisce una base inattaccabile sul Vesuvio, dove predispone l’addestramento di una grande armata con cui contrastare i romani e prende contatto con Tigrane Levantino, comandante dei pirati cilici in lotta contro Roma. L’importante ospite, in cambio di cinquanta milioni di sesterzi, gli mette a disposizione l’intera flotta cilicia, fatta di cinquecento navi, in modo da poter permettere la fuga di Spartaco e degli schiavi ribelli.
Glabro viene sconfitto da Spartaco e quest’ultimo continua a razziare il sud della penisola e raccogliere nuove leve. Frattanto, il trace e i suoi raggiungono Metaponto. La notizia sconvolge il Senato e l’aristocrazia romana, tanto che Crasso riemerge dal suo isolamento e fa pressione su Gracco: vuole la nomina a console e il comando su otto legioni da mandare contro il ribelle.
Spartaco giunge a Brindisi con i cinquanta milioni di sesterzi da consegnare a Tigrane Levantino, il quale però raggiunge l’accampamento sostenendo che Crasso ha pagato di più i pirati per stare lontani dall’Italia. Frattanto, Pompeo e Lucullo stanno raggiungendo Brindisi: il primo dal porto di Reggio Calabria e il secondo, con la flotta, del mare Adriatico. Spartaco intuisce così i piani di Crasso, che lo costringe a marciare su Roma, dove potranno combattere la battaglia finale.
L’inevitabile sconfitta
Così mentre a Brindisi il trace parla ai suoi amici e compagni, annunciando che la battaglia finale è vicina, a Roma, Crasso arringa l’esercito che sta per partire, fiero della sua nomina a console. Dopo aver marciato per alcuni giorni i due eserciti sono accampati la sera nell’alta valle del Sele per la battaglia che si svolgerà il giorno dopo, Crasso incontra Batiato, l’allenatore di Capua caduto in disgrazia, e gli propone un patto: se l’aiuterà a identificare Spartaco, lui sarà l’agente della vendita degli schiavi che sopravviveranno alla battaglia.
Il giorno dopo, la battaglia tra romani e schiavi infuria. Si contano forti perdite in entrambi gli schieramenti ma al tramonto Crasso è il vincitore. Offrendo la vita in salvo a tutti i sopravvissuti se il trace si fosse consegnato (i romani non erano in grado di riconoscerlo, data la fuga di Batiato), Spartaco tenta quindi di rivelare la propria identità, ma tutti i suoi compagni fanno lo stesso, dicendo di essere il vero Spartaco, andando così incontro a morte certa.
Morte di un martire protocristiano
Infuriato, Crasso ordina di crocifiggere tutti gli schiavi lungo la Via Appia, la strada che collega Roma a Capua, e appena ritrova Batiato, lo fa frustare e poi lo caccia via. Tuttavia, a sorpresa, ritrova Varinia con il figlio di Spartaco, appena nato, e decide di portarla a casa sua come trofeo speciale di guerra. Tornato a Roma, Crasso impone la legge marziale e severe restrizioni costituzionali, in nome della salvaguardia della sicurezza e dell’ordine. Redige le liste di dissidenti e nemici della repubblica, arrestando i suoi avversari. Batiato e Gracco s’incontrano e decidono di vendicarsi di Crasso: in giro per Roma si parla dell’amore che il generale prova per Varinia, e in cambio di due milioni di sesterzi, l’ex lanista accetta di rapire Varinia.
Crasso aveva ordinato, dopo averli riconosciuti, di far crocifiggere per ultimi Spartaco e Antonino, un tempo suo schiavo personale. Infine, alle porte di Roma comanda un duello a morte tra i due schiavi, annunciando che il superstite sarà crocifisso. Spartaco e Antonino si affrontano ferocemente perché ciascuno vuole uccidere l’altro per risparmiargli l’agonia della croce ma alla fine vince il trace.
Poco prima dell’alba, Batiato raggiunge la casa di Gracco, che ha predisposto l’atto di liberazione per Varinia e il bambino, e ordina loro di partire per l’Aquitania, dove saranno protetti dal governatore locale, uno dei suoi molti cugini. Subito dopo la loro partenza, Gracco si uccide, pugnalandosi allo stomaco, non volendo sottostare all’autorità di Crasso. Varinia e Batiato lasciano Roma, ma alle porte della città, insieme agli altri schiavi crocifissi, riconoscono Spartaco, che appena prima di morire vede il bambino, apprende che è libero e che vivrà al sicuro, lontano da Roma.
Produzione
La sceneggiatura è di Dalton Trumbo, costretto a scrivere sotto falso nome perché finito, in quanto sospettato di filocomunismo, nel mirino della commissione del senatore McCarthy; fu lo stesso Douglas a volere che lavorasse per questa pellicola e in seguito, fece reinserire il suo vero nome nei titoli. Con l’inserimento del nome di Trumbo nei titoli, s’incrinò per la prima volta la regola non scritta che vietava di far lavorare a Hollywood coloro che fossero finiti nelle liste maccartiste.
Kubrick volle apportare numerose innovazioni alla sceneggiatura per evitare la scontata produzione dell’ennesimo film epico, come per esempio le scene d’amore con Varinia, e dando maggiore spessore alle figure di Licinio Crasso, Sempronio Gracco e Lentulo Batiato, da lui ritenuti gli emblemi dominanti di una società macchinosa e corrotta.
Kubrick fu autore di alcune sequenze certo degne di miglior fama, come per esempio la battaglia finale, per la quale riuscì a rendere in modo eccellente le manovre tattiche manipolari dell’esercito romano. Il regista utilizzò per questa scena – realizzata in una grande pianura nei dintorni di Madrid – 8.000 soldati di fanteria, ottenuti dopo un accordo con l’esercito spagnolo.
Il mito di Spartaco
La scena finale del film è emblematica: questo peplum, a differenza della maggioranza, è ambientato prima della nascita di Cristo. Ma nella crocifissione di Spartaco noi vediamo quella di Cristo; è in tutto e per tutto analoga: Varinia col bambino è una vera e propria Madonna e Spartaco muore in nome di un nobile ideale, come portatore di pace e salvezza per i più deboli.
Tutti questi film riconducono sempre agli stessi filoni dunque; il fatto che Anthony Mann abbia lavorato alla maggior parte dei peplum più importanti è senza dubbio emblematico. Ma è anche vero che chi produceva e scriveva la sceneggiatura di questi film aveva evidentemente in testa un’idea assolutamente certa di come dovevano essere rappresentati i romani (nel peggior modo possibile) e come i loro nemici o comunque avversari (come dei perseguitati sul modello ebraico nella seconda guerra mondiale).
Spartaco divenne, in ogni caso, un mito a partire dall’Ottocento, con l’inizio dei primi movimenti socialisti: tanto che gli venne intitolata, alla fine della prima guerra mondiale, in Germania, la lega di Spartaco, fondata da Rosa Luxemburg. I marxisti vedevano in Spartaco un eroe socialista dell’antichità; peccato che Spartaco non abbia mai espresso la volontà di combattere contro la schiavitù in sè o di abolirla.
Come altre rivolte di schiavi del II-I secolo a.C. (dovute all’afflusso enorme di schiavi in seguito a una repentina espansione di Roma), Spartaco aveva tutt’altro che nobili ideali. Voleva semplicemente saccheggiare e cercare, se possibile, di scappare (Spartaco oltretutto sembrerebbe essere un disertore ausiliario dell’esercito romano, quindi una persona incapace di accettare l’autorità).
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