«Terminata così la guerra gotica, dilagò una gravissima epidemia, nel corso della quale anche Claudio, colpito dal male, lasciò i mortali per salire al cielo, dimora naturale per le sue virtù. Mentre dunque egli passava tra gli dei, lassù fra gli astri, suo fratello Quintillo, uomo di elevate virtù e degno fratello – come potrei davvero dire – di suo fratello, assunse l’impero conferitogli per consenso unanime, non per diritto di eredità, ma per merito delle sue doti: ché egli sarebbe stato eletto imperatore anche se non fosse stato il fratello dell’imperatore Claudio. Sotto il suo regno i barbari superstiti tentarono di mettere a sacco Anchialo e di occupare Nicopoli. Ma furono annientati dai valorosi provinciali. Quintillo peraltro, per via della brevità del periodo in cui regnò, non poté compiere nulla che fosse degno di un imperatore; infatti, al diciassettesimo giorno di regno, per essersi mostrato severo e fermo nei confronti dei soldati, facendo presagire che sarebbe stato un vero sovrano, venne ucciso alla stessa maniera di Galba e di Pertinace. Dexippo, dal canto suo, non dice che Claudio fu ucciso, ma solo che morì, senza peraltro aggiungere se di malattia, così che appare lui stesso essere in dubbio.»

(Historia Augusta, il divo Claudio, 12, 2-6)

Quando Claudio morì in Pannonia di peste, il fratello Quintillo si trovava in Italia, ad Aquileia, con il compito di respingere eventuali incursioni barbariche. Alla notizia della morte venne acclamato imperatore dai soldati, e il senato faceva lo stesso, nel settembre del 270.

Ma anche Aureliano, che aveva combattuto Claudio, era stato acclamato imperatore dalle legioni danubiane; le fonti a riguardo sono contraddittorie: alcune propendono per un’acclamazione separata, altre per una successione già stabilita da parte di Claudio in favore di Aureliano, ma potrebbero essere storie costruite a posteriori per sostenere quest’ultimo, risultato vincitore. Tuttavia Quintillo, resosi conto di non poter tener testa ad Aureliano, decise di togliersi la vita:

«Molti, ad esempio, narrano che il fratello di Claudio Quintillo, trovandosi preposto alla difesa dell’Italia, quando sentì della morte di Claudio, assunse l’impero, ma poi, allorché gli giunse la notizia che Aureliano era stato eletto imperatore, fu abbandonato da tutto l’esercito; e visto che, tenuto un discorso contro quello, non ottenne ascolto da parte dei soldati, si incise le vene e morì al suo ventesimo giorno di regno.»

(Historia Augusta, Aureliano, 37, 5-6)

«Quando Quintillo venne a sapere che l’impero era stato affidato ad Aureliano, ricevette dai suoi famigliari il consiglio di ritirarsi volontariamente, lasciando l’impero a chi era molto più forte di lui. Si racconta che l’abbia fatto e che un medico gli tagliò una vena, lasciando scorrere il sangue fino a quando non morì dissanguato.»

(Zosimo, Storia nuova, I, 47)

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