La formazione romana a Testudo

La formazione romana a Testudo

«Le truppe armate pesantemente che utilizzano gli scudi oblunghi, ricurvi e cilindrici sono disposte intorno all’esterno, formando una figura rettangolare, e, rivolte verso l’esterno e tenendo le braccia pronte, racchiudono il resto. Gli altri che hanno scudi piatti, formano un corpo compatto al centro e alzano gli scudi sopra le teste di tutti gli altri in modo che non si veda altro che scudi in ogni parte della falange allo stesso modo e tutti gli uomini per la densità della formazione sono al riparo dai missili. In effetti, è così meravigliosamente forte che gli uomini possono camminarci sopra e ogni volta che arrivano in uno stretto burrone, perfino cavalli e veicoli possono essere guidati al di sopra.»

(Cassio Dione, Storia Romana, XXXXIX, 29)

L’equipaggiamento del legionario di Traiano

L’equipaggiamento del legionario di Traiano

Il legionario dell’epoca di Traiano era armato con un elmo, una corazza (segmentata, hamata o squamata), lo scutum rettangolare, due pila e un gladio. A questi si aggiunsero gli schinieri tornati di moda per contrastare le falci daciche e vennero aggiunte delle maniche segmentate per lo stesso motivo. Anche gli elmi vennero rinforzati per resistere ai fendenti con una calotta a croce e delle tese e paranuche più ampie. La tattica della legione, distribuita su 10 coorti schierate in duplex o triplex acies (o due linee da 5 coorti o tre da 4, 3, 3 coorti), era di ingaggiare il nemico dopo il fuoco delle macchine come scorpioni e carroballiste (balliste montate su carri) e le raffiche di arcieri, frombolieri e ausiliari armati alla leggera. Il nemico già indebolito veniva caricato con il lancio dei pila a distanza ravvicinata, che erano stati rinforzati nell’ultimo secolo con una palla di piombo per aumentarne il danno. Il pilum generalmente trapassava lo scudo e se non lo faceva rendeva impossibile usarlo. Arrivati al corpo a corpo l’enorme esperienza e disciplina delle legioni, unita alla terribile efficacia del gladio, usato per pugnalare più che per menare fendenti, rendeva spesso la vittoria romana una mera questione di tempo.

Il legionario romano durante il Principato

Il legionario romano durante il Principato

«I #romani hanno questo grande impero come premio del loro valore, non come dono della fortuna. Non è infatti la guerra che li inizia alle armi e neppure solo nel momento dei bisogno che essi la conducono […], al contrario vivono quasi fossero nati con le armi in mano, poiché non interrompono mai l’addestramento, né stanno ad attendere di essere attaccati […] Non si sbaglierebbe chi chiamasse le loro manovre, battaglie senza spargimento di sangue e le loro battaglie esercitazioni sanguinarie.»
(Giuseppe Flavio, La guerra giudaica, III, 5.1.71-75)