“Non con l’oro ma col ferro si deve salvare la patria”. Così tuonava il dittatore Marco Furio Camillo nei confronti dei romani che stavano comprando la pace dai galli che assediavano Roma, stando allo storico di età augustea Tito Livio.
La prima guerra punica
La guerra tra Roma e Cartagine durò dal 264 al 241 a.C. Nata dalla richiesta di aiuto dei Mamertini, si trascinò per lunghi anni, passando attraverso la disastrosa morte di Attilio Regolo in Africa ed episodi come quello del console Publio Claudio Pulcro che, nel 248 a.C., non ottenendo il risultato sperato dai polli augurali, i quali avevano deciso di non beccare il mangime (considerato di buon augurio), li fece gettare in mare esclamando: “se non vogliono mangiare, che bevano”. (Polibio, Storie, I, 49).
Costantino, il primo imperatore cristiano
Secondo Lattanzio Costantino ebbe una visione in cui Cristo lo esortava ad apporre un segno sugli scudi dei propri soldati, forse uno staurogramma, ossia una croce latina con la parte superiore cerchiata come una P, forse il simbolo di Cristo, il chi-rho, una XP incrociata.
Eusebio riporta due versioni. La prima, contenuta nella Storia ecclesiastica, afferma esplicitamente che il dio cristiano abbia aiutato Costantino, ma non menziona nessuna visione. Nella Vita di Costantino Eusebio racconta che Costantino stava marciando col suo esercito quando, alzando lo sguardo verso il sole, vide una croce di luce e sotto di essa la frase greca “ἐν τούτῳ νίκα”, reso in latino come in hoc signo vinces, ossia “con questo segno vincerai”. Inizialmente insicuro del significato, Costantino ebbe nella notte un sogno nel quale Cristo gli spiegava di usare il segno della croce contro i suoi nemici.
Spionaggio nell’Antica Roma – Dai frumentarii agli agentes in rebus
«I primi imperatori, per avere le più rapide informazioni circa i movimenti del nemico in ogni territorio, le sedizioni o incidenti imprevisti nelle singole città, e le azioni dei governatori e degli altri funzionari in tutte le parti dell’Impero, e anche per che coloro che trasportavano il tributo annuale potessero farlo senza pericolo o ritardo, avevano istituito un servizio rapido di corrieri pubblici.» (Procopio, Storia Segreta, xxx)
Il legionario della Colonna Traiana
«Riguardo alla loro organizzazione militare, i romani hanno questo grande impero come premio del loro valore, non come dono della fortuna. Non è infatti la guerra che li inizia alle armi e neppure solo nel momento dei bisogno che essi la conducono […], al contrario vivono quasi fossero nati con le armi in mano, poiché non interrompono mai l’addestramento, né stanno ad attendere di essere attaccati.» (GIUSEPPE FLAVIO, LA GUERRA GIUDAICA, III, 5.1.71-75)
L’assedio di Numanzia – la fine dei Celtiberi
«I Numantini stretti dalla fame si trucidarono di propria mano l’uno dopo l’altro per non arrendersi e Scipione Africano espugnò la città e la distrusse, riportandone il trionfo quattordici anni dopo la distruzione di Cartagine.» (TITO LIVIO, AUC LVII; LIX)
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur
«Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur»
«Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, XXI, 7)
La battaglia di Tigranocerta – la straordinaria vittoria di Lucullo
«Se sono qui come ambasciatori sono troppi. Se [sono qui] come nemici, tutto troppo pochi.» (Appiano, Guerre mitridatiche, 85; Plutarco, Vita di Lucullo, 27.4)
«Tigrane chiamò a sé Tassile e gli disse ridendo: “Non vedi che l’invincibile armata romana sta scappando?”; ma Tassile gli rispose: “Oh Re, mi piacerebbe che qualcosa di meraviglioso potesse accadere alla tua buona sorte, ma quando questi uomini sono in marcia, essi non indossano abbigliamenti splendenti, e neppure usano scudi o elmi lucenti, poiché ora essi mettono a nudo le coperture di pelle delle loro armi”. E mentre Tassile stava ancora parlando, giunse alla loro vista un’aquila romana, mentre Lucullo che si dirigeva verso il fiume, con le coorti che si disponevano in manipoli, pronte alla traversata. Poi, all’ultimo, come fosse stato inebetito dallo stupore, Tigrane gridò due o tre volte “Sono i Romani ad attaccarci?”.» (Plutarco, Vita di Lucullo, 27.5-6)
La conquista dell’Egitto e la fine di Cleopatra
“Augusto, nello stesso periodo, contemplato con i suoi occhi il sarcofago e il corpo di Alessandro Magno, tratto fuori dal sepolcro, lo venerò, ponendogli una corona d’oro e cospargendolo di fiori; e quando gli fu chiesto se volesse visitare anche il sepolcro dei Tolomei, rispose di aver voluto vedere un re, non già dei morti.” (SVETONIO, AUGUSTO, 18)
L’impero romano e le sue province
“Si fece carico lui stesso delle province più importanti e che non era né facile né senza rischio che fossero governate da magistrati con potere annuale; le altre lasciò ai proconsoli per sorteggio. Alcune, tuttavia, mutò talvolta di categoria, e spesso visitò sia le une sia le altre. Alcune città federate, che per la loro sfrenatezza precipitavano nella rovina, privò della libertà; altre indebitate, alleggerì del loro carico, o, disastrate dal terremoto, fondò di nuovo, o, se potevano vantare meriti verso il Popolo Romano, premiò con la cittadinanza romana.” (Svetonio, Augusto, 47)