«Sebbene il popolo gli offrisse con grande insistenza la dittatura, egli, piegato in ginocchio, tiratasi giù dalle spalle la toga e denudatosi il petto, supplicò di non addossargliela. Respinse sempre con orrore, come un insulto infamante, l’appellativo di padrone. Una volta, mentre egli assisteva allo spettacolo, poiché in un mimo era stata recitata l’espressione: O giusto e buon padrone! tutti quanti, come se fossero pienamente d’accordo che il verso si riferisse a lui, applaudirono esultanti; Augusto prima frenò quelle indecorose adulazioni con la mano e con il volto, poi, l’indomani, le redarguì con un durissimo comunicato. Da allora non tollerò di essere chiamato padrone nemmeno dai suoi figli o nipoti, né sul serio né per gioco, e vietò simili piaggerìe anche tra loro stessi.»
La divisione tra occidente e oriente
Dopo la battaglia di Adrianopoli del 378 l’impero finì in una spirale recessiva, nonostante Teodosio riuscisse a riunificare l’impero e calmare i barbari.
Dalle idi di marzo alla guerra di Modena
Nel 44 a.C. Marco Antonio ricopriva la carica di console insieme a Cesare. Durante la festa dei lupercali, il 15 febbraio, aveva tentato di dargli la corona.
Le idi di marzo
Le idi di marzo del 44 a.C. sono ricordate per l’assassinio più famoso della storia umana: quello di Giulio Cesare, nominato dittatore a vita un mese prima.
Filippi: il tramonto della Repubblica
Il 23 ottobre del 42 a.C. terminava la battaglia di Filippi, con la sconfitta dei Cesaricidi Bruto e Cassio e il trionfo dei triumviri, tra i quali spiccò la figura di Marco Antonio.