“Le grida di tanti uomini, che venivano scannati in uno spazio limitato, arrivavano naturalmente alle orecchie dei senatori, che rimasero sgomenti, ma lui, con volto impassibile e calmo, proseguiva il suo discorso invitandoli a prestare attenzione e a disinteressarsi di quanto succedeva all’esterno: si trattava solo di alcuni criminali che venivano puniti su suo ordine. Anche il più sprovveduto dei Romani pensò che in quel momento la tirannide non era finita, ma aveva solo mutato volto.” (PLUTARCO, VITA DI SILLA, 29-30)
La battaglia di Porta Collina
Nell’82 a.C. Silla vinse la battaglia finale contro i populares e i sanniti, ponendo fine a entrambi. Fu un bagno di sangue, che però ristabilì la pace.
Mario contro cimbri e teutoni
I cimbri e teutoni inflissero ai romani la terribile sconfitta di Arausio. Fu Gaio Mario ad annientarli a Aquae Sextiae e Campi Raudii.
La legione romana
La legione romana nel corso del tempo muta da contadini-soldati che difendono la terra a forza professionale e volantaria regolarmente retribuita.
Il centurione – il nerbo dell’esercito romano
I centurioni fin dall’epoca repubblicana erano scelti tra i migliori combattenti della centuria, ma in alcuni casi, a partire dal principato, giovani di buona famiglia saltavano la gavetta e prendevano direttamente il posto di centurione.
La coorte
In principio i romani usavano centurie e manipoli, ma nuove minacce durante la repubblica li spinsero ad adottare la coorte, più grande dei precedenti.
Il Pilum
Il pilum era il giavellotto usato dai legionari prima del corpo a corpo. Lanciato a breve distanza, aveva lo scopo di trafiggere l’uomo dietro lo scudo.
La guerra giugurtina
Il re numida Giugurta tentò di prendersi tutto il regno dello zio Micipsa ma venne fermato dai romani dopo l’eccidio di Cirta, in particolare da Mario e Silla.
L’esercito manipolare
In seguito alle guerre sannitiche l’esercito romano prese la forma manipolare descritta da Polibio, con la divisione in hastati, principes e triarii.
La riforma dell’esercito di Gaio Mario
«Mario si accorse che gli animi della plebe erano pieni di entusiasmo. Senza perdere tempo caricò le navi di armi, stipendio per i soldati e tutto ciò che era utile, ordinando a Manlio di imbarcarsi. Egli intanto, arruolava soldati, non come era nell’uso di quel periodo, per classi sociali, ma anzi accettando tutti i volontari, per la massima parte nullatenenti (capite censi).» (Gaio Sallustio Crispo, Bellum Iugurthinum, LXXXVI)