Nel 314 Costantino, uscito trionfatore dalla guerra contro Massenzio a Ponte Milvio, fece guerra a Licinio (Augusto d’oriente) e gli strappò l’Illirico. Nel 323 scoppiò l’ultima guerra: Licinio, sconfitto ripetutamente, venne ucciso nel 324 e Costantino rimase unico imperatore. Era finito l’esperimento della tetrarchia. Costantino fece uccidere poi il figlio Crispo, primogenito, forse per una presunta relazione con Fausta, la matrigna. Fausta volle eliminare Crispo per assicurarsi che i propri figli prendessero il potere? In ogni caso in quello stesso 326 Costantino visitò Roma per festeggiare i suoi vicennalia, dove gli era stato eretto un arco di trionfo. L’imperatore era rimasto ammaliato dalla città di Bisanzio, assediata durante la guerra con Licinio, tanto che la ricostruì e ampliò completamente, rendendola la Nuova Roma: un nuovo senato, un nuovo pomerium, 7 nuovi colli. La città fu inaugurata l’11 maggio del 330 e prese il nome di Nova Roma, ma sarebbe diventata poi Costantinopoli.
Nova Roma
Il 22 maggio 337 Costantino morì nei pressi di Nicomedia, non senza farsi prima battezzare. I tre figli furono i suoi eredi, Costanzo II, Costante e Costantino II. Quest’ultimo era il maggiore, ma lui e Costante morirono, e infine rimase solo Costanzo, che all’inizio aveva avuto l’oriente. Il funerale fu solenne: scortato da truppe armate per le vie di Costantinopoli, l’imperatore venne seppellito, dietro sua richiesta, nella Chiesa dei Santi Apostoli, al centro di 12 tombe fittizie che rappresentavano gli apostoli. Da allora la città cominciò a ad accrescere il proprio prestigio e divenne la sede di governo del figlio Costanzo II, rimasto alla fine l’unico imperatore. La città continuò a crescere e vennero portate nuove statue ed opere d’arte, mentre il senato orientale cominciava ad acquisire prestigio. Quando Costanzo II visitò Roma per i suoi vicennalia rimase colpito dall’imponenza della città ma anche dal trattamento riservato a lui dal popolo, che non lo assimilava a una divinità come in oriente.
La città di Costantinopoli venne dotata di tutti i comfort e rapidamente si espanse, rivaleggiando con Roma, cominciata a cadere in declino (accelerato dal sacco dei goti del 410). Vennero costruite terme, acquedotti, piazze, un palazzo imperiale collegato al circo (come a Roma col Circo Massimo e il Palatino), porti e la prima cinta muraria di Costantino non bastò più: Teodosio II ne fece erigere una seconda molto più imponente che avrebbe resistito per mille anni. Anche dal punto di vista ecclesiastico il prestigio di Costantinopoli si cominciò a far sentire, prendendo sempre più voce nelle questioni religiose (come nel Concilio di Efeso e Calcedonia del 431 e 451), finendo poi per scontrarsi spesso con Roma, a cui non riconosceva il primato religioso e al contempo poneva il patriarca di Costantinopoli tra i più importanti della cristianità e come il maggiore tra quelli orientali di lingua greca.
Le mura
Le mura teodosiane furono costruite all’inizio del V secolo d.C., sotto l’imperatore Teodosio II, di cui abbiamo anche il codice teodosiano, la più importante raccolta di leggi romane dopo il codice di Giustiniano. Inizialmente Costantinopoli era protetta dalle mura erette da Costantino, ma l’espansione della città e le minacce barbariche spinsero il governo imperiale ad erigere una seconda cerchia di mura ancora più massiccia. Divennero dunque le più grandi mura romane mai costruite. Erano costituite da tre strati di mura, via via più alti, protette da un enorme fossato e numerose torri, rendendo impossibile a chiunque riuscisse a penetrare il primo anello di superare il secondo o il terzo. Avevano inoltre un altezza e spessore che le rendeva praticamente insuperabili per le armi dell’epoca.
La Chiesa di Santa Sofia
La prima chiesa, Μεγάλη Ἐκκλησία (“Grande Chiesa”), venne eretta inizialmente nel IV secolo d.C.; il suo nome era dovuto alle enormi dimensioni rispetto alle altre chiese della città. Dedicata al Logos, Gesù Cristo Salvatore, nel giorno della sua Natività, venne inaugurata il 15 febbraio 360, sotto Costanzo II, dal vescovo ariano Eudossio di Antiochia. La chiesa, dalla classica forma di basilica latina con colonnato, aveva il tetto in legno e sorgeva nei pressi del palazzo imperiale in costruzione e vicino si trovava anche la chiesa di Santa Irene, che fino ad allora era servita come principale cattedrale cittadina.
Alcune fonti propendono per la sua edificazione al tempo di Costanzo II, mentre altri citano Costantino, mentre Giovanni Zonara diceva che l’edificio era stato riparato ai tempi di Costanzo dopo che era crollato quello consacrato da Eusebio di Nicomedia, che era stato vescovo di Costantinopoli tra il 339 e 341. Questa basilica venne distrutta all’inizio del V secolo durante gli scontri tra il patriarca Giovanni Crisostomo e l’imperatrice Elia Eudossia, moglie di Arcadio, nella cui occasione il vescovo fu mandato in esilio nel 404. La nuova chiesa, sorta della ceneri, venne inaugurata nell’ottobre 415 da Teodosio II e aveva ancora un tetto in legno. Bruciò anch’essa quasi del tutto (sono stati rinvenuti solo alcuni blocchi di marmo raffiguranti 12 agnelli e 12 apostoli) durante la rivolta di Nika del 532.
Giustiniano diede ordine di ricostruirla, ancora più grande, stavolta senza tetto di legno. Venne scelta una forma innovativa, quadrata, con una cupola immensa per l’epoca. Come architetti vennero scelti Isidoro di Mileto e Antemio di Tralle, ma quest’ultimo morì poco dopo l’inizio dei lavori. Vennero usati materiali da ogni angolo dell’impero: colonne ellenistiche dal tempio di Artemide a Efeso, pietre di porfido egiziano, marmo verde della Tessaglia, pietra nera del Bosforo e gialla della Siria. Probabilmente per i calcoli vennero usate le teorie di Erone di Alessandria, per fare in modo che la cupola si mantenesse in posizione. Giustiniano, quando entrò nella basilica la prima volta, meravigliato, avrebbe esclamato “Νενίκηκά σε Σολομών” (“Salomone, ti ho superato!”). L’interno venne ricoperto di mosaici, terminati da Giustino II (565-78). La basilica, divenuta sede del patriarca di Costantinopoli, che cercava di guadagnare il primato ecumenico, fu da subito colpita da due forti terremoti nel 553 e 557, che causarono seri danni alla cupola, la quale crollò in seguito al terzo terremoto, il 7 maggio 558, portandosi con sè l’ambone, l’altare e il ciborio.
La cupola probabilmente era crollata per il troppo peso, che aveva deformato i piloni di sostegno. Giustiniano affidò a Isidoro il Giovane, nipote di Isidoro di Mileto, i lavori di restauro: la nuova cupola, più alta di 6,25 m, era più curva e distribuiva meglio il peso, oltre a essere più leggera grazie a materiali meno pesanti. La basilica in questo modo raggiunse l’altezza interna di 55,6 metri. Per celebrare la fine dei lavori, il poeta bizantino Paolo Silenziario compose un poema epico chiamato Ἔκφρασις in cui narrava della riconsacrazione della basilica, presieduta dal patriarca Eutichio il 23 dicembre 562.
Quando i veneziani presero la città nel 1204 la basilica fu saccheggiata e trasformata in cattedrale latina; lì venne anche incoronato imperatore Baldovino I di Costantinopoli e venne seppellito Enrico Dandolo, doge veneziano che aveva fatto virare i crociati dalla terrasanta a Costantinopoli. Dopo la ripresa da parte dei bizantini della città nel 1261 e un nuovo terremoto, vennero fatti nuovi lavori di restauro che terminarono nel 1354. Tuttavia meno di un secolo dopo Costantinopoli, il 29 maggio 1453, cadeva in mano ai turchi ottomani e la basilica veniva trasformata in moschea e le venivano affiancati quattro minareti, mentre i mosaici venivano ricoperti da malta.
La fine della città
Il 29 maggio del 1453 i turchi penetravano nella città di Costantinopoli, ponendo fine al millenario impero bizantino (che altri non era che l’impero romano d’oriente, tanto che i suoi abitanti chiamavano se stessi ῥομαίοι, ossia romani). Era un martedì. Da allora per i greci sarà sempre un giorno nefasto. L’assedio da parte del sultano ottomano Maometto II non era il primo che aveva messo in serio pericolo l’impero d’oriente (come ad esempio quello degli arabi del 717, respinto grazie anche al fuoco greco). Era iniziato il 6 aprile: oltre 100.000 turchi assediavano una città che era l’ombra di se stessa, protetta da soli 7.000 soldati e 26 navi (5.000 greci e 2.000 stranieri, quasi tutti italiani, 8 navi veneziane, cinque genovesi, una di Ancona, una della Catalogna e una della Provenza, oltre alle 10 bizantine). Aveva deciso che Costantinopoli doveva essere la capitale del suo impero. I turchi, che ormai nei decenni precedenti erano già dilagati nei Balcani e avevano ridotto l’impero a suo vassallo e praticamente alla sola Costantinopoli, avevano dalla loro un’enorme cannone costruito per l’occasione, con cui aprirono diverse brecce, sempre richiuse dai greci e dagli italiani con materiali di fortuna.
Il 26 maggio Maometto II decise che l’assedio doveva terminare. Per due giorni andarono avanti i preparativi, nel frastuono generale, poi il 28 diede un giorno di riposo ai suoi uomini. Il giorno seguente sarebbe partito l’assalto finale. Nel frattempo i bizantini si erano chiusi in preghiera a Santa Sofia. All’una e mezza del 29 maggio 1453 cominciò l’attacco. Il sultano turco mandò avanti prima gli irregolari, i bashi-bazouk; sapeva che per avere la meglio non doveva dare tregua ai difensori. Tre ore dopo gli diedero il cambio le truppe dell’Anatolia, ma furono accerchiate e ricacciate da Costantino XI, mandando su tutte le furie Maometto II. Non era finito il secondo attacco che i turchi attaccarono con i giannizzeri, il corpo d’élite. I difensori cercarono disperatamente di difendersi, finché poco dopo l’alba Giovanni Giustiniani, a comando dei genovesi, fu ferito gravemente; i genovesi lo portarono via e abbandonarono la posizione. I giannizzeri massacrarono quasi del tutto i greci. In una torre vicina i turchi irregolari issarono una bandiera: un paio d’ore prima i turchi avevano scoperto una porta nelle mura usata dai genovesi per fare sortite. Era mattina presto e c’era la luna calante. Le mura erano cosparse di morti; i veneziani erano scappati al porto e i genovesi a Galata, riuscendo a fuggire. L’imperatore probabilmente si era gettato nella mischia ed era morto combattendo: non venne mai trovato.
Storie Romane è totalmente gratuito. Nel caso volessi contribuire al progetto puoi donare qui:https://www.paypal.me/GConcilio
Segui STORIE ROMANE su:
SITO WEB: www.storieromane.it
FACEBOOK: https://www.facebook.com/storieromane/
GRUPPO FB: https://www.facebook.com/groups/storieromane/
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/storieromane/
YOUTUBE: https://www.youtube.com/channel/UCkjlPXgBsFB-fmU86L296JA
TWITTER: https://twitter.com/storieromane/