“Allora sfilarono i vassalli del re recando le fàlere, i collari e tutte le spoglie che egli aveva conquistato nelle guerre con i re stranieri, poi il fratello, la moglie e la figlia e infine fu esposto allo sguardo lui stesso. Tutti gli altri pronunciarono suppliche ignobili, mossi da terrore, ma non Carataco; non piegò la fronte, non chiese pietà, ma come fu al cospetto della tribuna imperiale così parlò: 37. «Se nella buona sorte avessi avuto tanta moderazione quanto ho avuto di nobiltà e di fortuna, sarei venuto in questa città da amico e non da prigioniero e tu non avresti avuto a sdegno di accogliere in pace e in alleanza un uomo di nobile lignaggio, signore di molti popoli. La mia sorte attuale è tanto umiliante per me quanto splendida per te. Ho avuto cavalli, uomini, armi: c’è forse da meravigliarsi se non volevo perderli? E poi, se voi pretendete di dominare su tutti, ne consegue che tutti accettino di servire? Se fossi trascinato davanti a te senza aver opposto resistenza, né la mia sorte né la tua gloria avrebbero acquistato splendore; al mio supplizio seguirebbe l’oblio; ma se mi lascerai vivere, sarò per sempre un esempio della tua clemenza». A queste parole, Cesare concesse il perdono a lui, alla moglie, al fratello; ed essi, sciolte le catene, espressero gli stessi elogi e gratitudine al principe e ad Agrippina, che si trovava non lontano su un’altra tribuna.” (TACITO, ANNALI, XII, 36-37)
L’ascesa al potere di Settimio Severo
«Da entrambe le parti c’erano centocinquantamila soldati ed erano presenti allo scontro ambedue i comandanti. Albino era superiore per nobiltà e per la formazione ricevuta, mentre il suo rivale prevaleva nella scienza militare e nell’arte di condurre un esercito.» (CASSIO DIONE, STORIA ROMANA, LXXVI, 6)
Dopo due giorni di aspri combattimenti a Lugdunum tra Settimio Severo e Clodio Albino, il 21 febbraio del 197 d.C. il primo ebbe la meglio. Severo, rimasto unico imperatore dopo essersi sbarazzato in precedenza anche di Didio Giuliano e Pescennio Nigro, fece decapitare il corpo di Albino, che si era tolto la vita, passò a cavallo sul suo cadavere e lo fece gettare nel Rodano. La testa venne invece inviata in senato come monito ai senatori che avevano simpatie per Albino. Racconta l’Historia Augusta che Severo fu implacabile coi senatori, facendo uccidere a decine, oltre a Giulio Leto, che aveva guidato parte delle forze di Severo in battaglia e di cui l’imperatore era geloso.
Adriano, l’imperatore filoelleno
Adriano amava moltissimo la cultura greca, tanto da dedicare gran parte del suo principato a viaggiare nell’oriente ellenico insieme ad Antinoo.
La conquista della Britannia
La conquista della Britannia impegnò i romani per circa 2 secoli, ma non venne mai completata del tutto.
Il primo sbarco di Cesare in Britannia
Nel 55 a.C. Cesare sbarcò in Britannia. L’esito sarebbe stato disastroso se l’aquilifer della decima non lo avesse salvato.
Giulio Agricola
Giulio Agricola, suocero di Tacito, fu uno dei principali comandanti romani in Britannia, che per poco non sottomise, se Domiziano non l’avesse richiamato.
Ubi solitudinem faciunt pacem appellant
L’episodio di Calgaco e del suo “ubi solitudinem faciunt pacem appellant” è l’emblema dello scontro di civiltà e della critica all’imperialismo romano.
La battaglia di Waitling Street
Dopo la morte di Prasutago, re degli iceni, Nerone annesse il suo regno nonostante fosse stato in testamento alla moglie Budicca, che venne stuprata dai romani.
Il vallo di Adriano
Il vallo di Adriano è la più grande muraglia difensiva del limes romano, che divideva in due la Britannia, con funzioni difensive ma anche di filtro.
La Britannia romana
La Britannia era in antichità un’isola quasi mitica: prima della conquista romana era considerata una terra incognita. I celti avevano colonizzato l’isola nei secoli precedenti la conquista di Roma, ma la Britannia restava qualcosa di quasi totalmente sconosciuto. La spedizione